La sunnah del profeta Muhammad (S) come fonte di guida

di Sayyid Muhammad Rizvi.

Dopo Qur’an [Corano], il termine Sunnah o Sunnat è, nella terminologia Islamica, una delle parole più note. La “Sunnah del Profeta” comprende tre aspetti:

  1. i detti del Profeta (ahadith);

  2. le azioni del Profeta;

  3. le tacite approvazioni delle azioni realizzate in presenza del Profeta (S).

La Sunnah è la seconda fonte della Legge Islamica dopo il Sacro Corano, ed i Musulmani, sin dai primi tempi dell’Islam, l’hanno considerata una fonte autentica di guida, un “complemento” del Qur’an e una sua manifestazione pratica.

Sfortunatamente nel corso del tempo tra i Musulmani sono sorti individui che hanno cercato di minimizzarne l’importanza, fatto ancora più increscioso se si pensa che lo hanno fatto in nome della “promozione” del Qur’an. Leggendo i loro scritti si ha l’impressione che il Profeta dell’Islam (S) sia stato soltanto un semplice “postino”, ossia che il suo compito fosse solamente quello di trasmettere all’umanità il Qur’an rivelatogli da Dio. Qualsiasi cosa egli abbia detto per spiegare le leggi del Qur’an e abbia fatto per fornire un esempio dell’obbedienza ai comandamenti divini – la Sunnah appunto – non ha alcun valore.

Un simile atteggiamento, sebbene in una forma più attenuata, è riscontrabile anche tra alcuni “convertiti”. Infatti ogni qualvolta essi trovano una norma o un precetto islamico che non gradiscono, immediatamente chiedono: “Si trova nel Corano?”. Essi non accettano nulla a meno che, e finché, non venga dimostrato che provenga dal Qur’an. Per essi, dunque, la Sunnah del Profeta (S) sembra non avere alcun valore.

Fortunatamente, chi critica la Sunna del Profeta (S) accetta il Qur’an quale suprema autorità.

Lasciateci quindi rivolgere al Qur’an per vedere cosa vi è effettivamente scritto riguardo al Profeta Muhammad (sal-lal lahu ‘alayhi wa alihi wa sallam).

Il Ruolo del Profeta (S)

Il Qur’an è un Libro di guida inviato all’intera umanità e valido per l’eternità. Come tale, si occupa soltanto delle questioni generali e menziona solo i principi fondamentali su cui si basa la condotta di vita islamica. Il Qur’an è più simile ad una costituzione che ad un libro di legge. I dettagli sono lasciati al Profeta (S).

Questo si desume dai seguenti versetti del Qur’an:

“Egli è Colui che ha inviato tra gli illetterati un Messaggero della loro gente, che recita i Suoi versetti, li purifica e insegna loro il Libro e la Saggezza” (62:2)

“E su di te (O Muhammad) abbiamo fatto scendere il Monito (il Qur’an), affinché tu spieghi agli uomini ciò che è stato loro rivelato e affinché possano riflettervi” (16:44)

“Avete nel Messaggero di Allah un bell’esempio per voi, per chi spera in Allah e nell’Ultimo Giorno e ricorda Allah frequentemente” (33:21)

“In verità i vostri alleati sono Allah e il Suo Messaggero e i credenti che assolvono all’orazione, e pagano la decima prosternandosi con umiltà. E colui che sceglie per alleati Allah e il Suo Messaggero e i credenti, in verità è Hizb’Allah che avrà la vittoria” (5:55-56)

Questi versetti dimostrano definitivamente che il Profeta Muhammad (S) non era un semplice “postino” il cui unico incarico fosse quello di trasmetterci il Qur’an, ma un Messaggero di Dio, l’intermediario della rivelazione di Allah, il maestro del Qur’an e della saggezza, la guida spirituale, l’esempio perfetto per i credenti e, dopo Iddio stesso, anche loro guardiano.

Obbedienza nei confronti del Profeta (S)

Il Qur’an ha ripetutamente ordinato ai Musulmani di obbedire ad Allah. In particolare, è ovvio che “obbedire ad Allah” significhi seguire il Qur’an. E lo stesso Qur’an ha anche ripetutamente ordinato ai Musulmani di obbedire al Profeta Muhammad (S). E cosa significa obbedire al Profeta (S)? Significa seguire la Sunnah.

Il Qur’an non tace soltanto sui dettagli delle questioni che possono variare nel corso tempo, ma tace anche sulle norme immutabili riguardanti l’adorazione. Il Qur’an, ad esempio, in venticinque passi differenti comanda ai Musulmani di compiere le preghiere quotidiane (salat), ma Allah non ha mai ha spiegato come i Musulmani debbano realizzarle (è interessante notare che l’unica eccezione a riguardo è la salatu’l-khawf, la preghiera da compiere in battaglia o quando si è in pericolo).

Si suppone che tale silenzio da parte del Qur’an abbia lo scopo preciso di far sì che i credenti si rivolgano al Profeta (S) per chiedergli i dettagli e seguire il suo esempio.

Ecco i versetti riguardo all’obbedienza verso il Profeta (S):

“Di’: ‘Se avete sempre amato Allah, seguitemi. Allah vi amerà e perdonerà i vostri peccati’” (3:31)

“Di’: ‘Obbedite ad Allah e al Messaggero. Ma se volgerete le spalle, ecco, Allah non ama i miscredenti’” (3:32)

“Quando Allah e il Suo Inviato hanno decretato qualcosa, non è bene che il credente o la credente scelgano a modo loro. Chi disobbedisce ad Allah e al Suo Inviato palesemente si travia” (33:36)

“O voi che credete, obbedite ad Allah e al Messaggero …Non hai visto coloro che dicono di credere in quello che abbiamo fatto scendere su di te e in quello che abbiamo fatto scendere prima di te, e poi ricorrono all’arbitrato degli idoli” (4:59-60)

Il Qur’an attribuisce ad un messaggero di Dio quanto segue:

“Temete Allah e obbeditemi” (26:110)

Questo è stato riportato da vari messaggeri e profeti undici volte in tutto il Qur’an.

“Chi obbedisce al Messaggero obbedisce ad Allah” (4:80)

Questi versetti ci insegnano quanto segue:

a) obbedire al Profeta Muhammad (S) è una prova dell’amore per Allah; e la ricompensa dell’obbedire al Profeta (S) è l’amore ed il perdono di Allah;

b) disobbedire al Profeta (S) pone la persona nel rango dei miscredenti;

c) quando il Profeta Muahmmad (S) ha preso una decisione, nessun musulmano, uomo o donna che sia, ha il diritto di metterla in discussione secondo la propria volontà;

d) l’obbedienza al Profeta Muhammad (S) è stata menzionata accanto all’obbedienza ad Allah stesso; di fatto, dunque, obbedire al Profeta (S) è come obbedire ad Allah; seguire il Qur’an è obbedire ad Allah, e seguire la Sunnah è obbedire al Profeta Muhammad (S); e questo non è politeismo o shirk, perché l’obbedienza al Profeta (S) è basata sul Qur’an:

“Chi obbedisce al Messaggero obbedisce ad Allah” (4:80)

Conseguenze dell’obbedire o disobbedire al Profeta (S)

Per comprendere l’importanza che il Qur’an assegna alla Sunnah del Profeta (S) si può anche far riferimento a quei versetti che descrivono la ricompensa dell’obbedienza e le conseguenze della disobbedienza al Profeta (S).

Ricompensa per l’obbedienza al Profeta (S)

“Chi obbedisce ad Allah e al Suo Messaggero, sarà introdotto nei Giardini dove scorrono i ruscelli, dove rimarrà in eterno. Ecco la beatitudine immensa” (4:13)

“Coloro che obbediscono ad Allah e al Suo messaggero saranno tra coloro che Allah ha colmato della Sua grazia: Profeti, uomini di verità, martiri, gente del bene; che ottima compagnia!” (4:69)

“I credenti e le credenti sono alleati gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole, eseguono l’orazione pagano la decima e obbediscono ad Allah e al Suo Messaggero. Ecco coloro che godranno della misericordia di Allah. Allah è eccelso, saggio” (9:71)

Questi versetti non lasciano dubbi al lettore imparziale riguardo al fatto che obbedire al Profeta Muhammad (S) è importante quanto obbedire ad Allah. Anzi, la prova dell’amore per Allah è proprio l’obbedienza al Profeta Muhammad (S). E’ interessante notare quindi che Allah ha associato l’obbedienza al Profeta Muhammad (S) quasi sempre all’obbedienza a Lui stesso!

Conseguenza della disobbedienza al Profeta (S)

I seguenti versetti descrivono le dure conseguenze della disobbedienza al Profeta (S):

“E chi disobbedisce ad Allah e al Suo Messaggero e trasgredisce le Sue leggi, sarà introdotto nel Fuoco, dove rimarrà in perpetuo e avrà castigo avvilente” (4:14)

“Quanto a chi obbedisce ad Allah e al Suo Messaggero, Allah lo introdurrà nei Giardini in cui scorrono i ruscelli. Quanto invece a chi volgerà le spalle, Egli lo punirà con un doloroso castigo” (48:17)

“Il Giorno in cui i loro volti saranno rivoltati nel Fuoco, diranno: ‘Ahinoi, ah, se avessimo obbedito ad Allah, se avessimo obbedito al Messaggero!‘” (33:66)

La parte finale dell’ultimo versetto non lascia spazio all’immaginazione di coloro che sostengono che l’obbedire ad Allah e l’obbedire al Profeta (S) si riferiscono entrambi soltanto al Qur’an; se così fosse, non ci sarebbe stato bisogno di intimare in continuazione di obbedire al Profeta (S) dopo aver obbedito ad Allah.

Rispettare il Profeta (S)

I seguenti versetti mostrano come Allah vuole che i Musulmani si comportino in presenza del Profeta (S) ed evidenziano l’alta considerazione che Allah ha nei suoi confronti:

“O credenti, non anticipate Allah e il Suo Messaggero e temete Allah! Allah è audiente, sapiente” (49:1)

Ovviamente Allah non ha un corpo; quindi questo versetto riguarda la Shari’ah e i comandamenti, perciò non bisogna prendere alcuna decisione prescindendo da Allah e dal Suo Messaggero (S).

“O credenti, non alzate la vostra voce al di sopra di quella del Profeta, e non alzate con lui la voce come l’alzate quando parlate tra voi, ché rischiereste di rendere vane le opere vostre a vostra insaputa” (49:2)

“Non rivolgetevi all’Inviato nello stesso modo in cui vi rivolgete gli uni agli altri” (24:63)

Conclusione

Tutti i versetti riportati dimostrano che il Qur’an e la Sunnah del Profeta (S) sono complementari, non opposti l’uno all’altro. E’ pertanto scorretto sostenere che l’ordine prescritto ai Musulmani di seguire il Profeta (S) significhi seguire il Qur’an, perché ciò è già contenuto nell’ingiunzione che ordina ai Musulmani di obbedire ad Allah. Non vi è quindi altra via per obbedire al Profeta (S) eccetto quella di seguire la sua Sunnah autentica.

E’ necessario però rilevare che la difesa della Sunnah del Profeta dell’Islam (S) non implica l’autenticità di ogni singola narrazione contenuta nella collezione della Sunnah, sia essa Shi’ita o Sunnita. Per nulla. Bisogna anzi esaminare ogni singola narrazione, provarne l’autenticità e la validità dei contenuti prima di attenersi ad essa. Fortunatamente, gli ‘Ulamà (giurisperiti) dei primi tempi dell’Islam si sono occupati di questo ed ai nostri giorni disponiamo dell’apparato e dei mezzi per poter distinguere le narrazioni autentiche da quelle false. Un breve studio di Usulu’l-fiqh (I Principi di Giurisprudenza), di ‘Ilmu ‘r-Rijal (la scienza che studia i narratori di ahadith) e di Dirayatu ‘l-hadith (la scienza degli ahadith) confermerà quanto detto.

Fonte: al-islam.org.