Qasem Soleimani

di Ruhollah Roberto Arcadi.

Nel Nome d’Iddio Altissimo

La figura di Qasem Soleimani certo non era molto nota sino a qualche anno or sono, anzi era del tutto ignorata da noi in Occidente. E con questo non vogliamo certo stabilire che il valore di una persona abbia a fissarsi secondo la sua notorietà in Occidente, tutt’altro, del che non mancano esempi illustri. Essendo peraltro la notorietà esterna solamente un aspetto della predilezione divina. Cionondimeno il suo passato indubbiamente era stato pur sempre di primissimo piano, il che già gli rendeva e sommo onore ed altissimo rilevo.

A capo di un’unità detta l’`Invincibile`, al tempo della guerra imposta contro Saddam Husain, i suoi scherani, ed i suoi manutengoli d’Oriente, e procacciatori di crimini d’Occidente, egli si era altamente distinto per valore ed iniziative nel corso delle operazioni, sino a guadagnarsi l’unanime stima ed il riconoscimento del popolo e dei suoi capi, dei responsabili pubblici e militari della nazione, a cominciare dall’allora Guida della Rivoluzione Islamica e dei Credenti, l’Imam Khomeini, che Iddio Altissimo n’esalti il rango.

Ma sarebbe stato solamente molto tempo dopo, a partire da alcuni anni or sono, dagli eventi ormai celebri, prima tristi e poi gaudiosi della Siria e dell’Iraq, che la sua persona sarebbe assorta in tutto il mondo al fastigio della fama e del merito. Erano quelli i giorni tristissimi in cui un cancro maligno, la poltiglia di un’onda immonda e devastante apparentemente incontenibile, era attecchita in molte parti della Siria prima, e dell’Iraq dopo, sino in Libano senza esito, sino a giungere ad occuparne gran parte del territorio.

Il sedicente famigerato Governo Islamico della Siria e dell’Iraq”, in arabo le iniziali orami tristemente famose di “Daesh”, in inglese “Isis”, sembrava dovesse dilagare ovunque senza nessun freno in quegli infelici territori e tra quelle sventurate popolazioni, mirando ai santuari della fede, a Damasco, Kazeme, Samara, Najaf, Karbala, ai sepolcri dei degni eredi e legittimi successori del Nunzio divino, e di Zainab la Grande. Per puntare poi alla Mecca ed a Medina, con la complicità dei sempre immondi Wahabiti, ed all’Iran Islamico.

Loro intento palesemente confessato com’è dal loro falso credo d’ignoranti affatto responsabili, ne era la distruzione completa, preconizzata dalla demolizione dolorosa del sepolcro di Giona, la pace su di lui, a Mossul, l’antica Ninive della Bibbia e degli Assiri, così come di molte chiese e moschee, in ossequio alla loro ignoranza colpevole, contro gli stessi dettami coranici, tra violenze inaudite ed indicibile contro fedeli sia cristiani sia musulmani, senza che nulla li trattenesse né li frenasse, in un crescendo d’orrori.

Memorabile fu la grande strage che coinvolse circa settecento fedeli seguaci della Famiglia del Nunzio Divino, “a motivo di Aisha”, ebbero l’ardire di sostenere quei bugiardi, vigliacchi e sfrontati quali erano. Come se il Nunzio divino non avesse detto nulla di lei, come se quelli, e non invece altri al soldo dei loro stessi padroni d’Occidente, l’avessero insultata. Ci è stato narrato da un testimonio oculare, un combattente volontario iraniano delle guardie della Rivoluzione Islamica, che la loro ferocia era del tutto indescrivibile, empia, sanguinaria, tale da suscitare solo dolore, ribrezzo, e pianto.

Nulla di umano, o di animale, o piuttosto di bestiale, in senso più specifico e deteriore, ma qualcosa di addirittura infero e di diabolico. Ci dice l’Imam Khomeini nel suo Adabe Salat, la “Disciplina della Preghiera”, che chi si è estinto in Lucifero, questi diviene tutti i membri del suo agire, con un’inversione speculare ed affatto caricaturale dell’estinzione in Iddio Altissimo, Ne sia esaltato l’Essere, tanto da essere pronto, oltre che ad ogni nefandezza, anche a morire per lui, come per un suo presunto immaginario dio fallace.

Stragi su stragi dunque, violenza dietro violenza, con tanto di donne ridotte in schiavitù e vendute al mercato, prigionieri arsi vivi od annegati, e così via dicendo con gli altri abomini, in tutto un crescendo di orrori e di ferocia, aventi ben pochi precedenti nella sequela delle vicende umane, checché se ne voglia dire. Si era detto giustamente, nel corso di una delle trascorse Preghiere del Venerdì a Tehran, che costoro in effetti, al di là delle loro pretese vane, nulla hanno a che vedere con l’Islam ed il Corano, anzi tutto il contrario.

In effetti, la loro creazione e connotazione è squisitamente occidentale, per il tramite dei soliti Wahabiti immondi, sauditi o no che siano, dei vari regoli beduini omicidi, prevaricatori, miscredenti, e simulatori, come appunto ci dice il Sacro Corano. Sempre disposti a farla da fomento profondo e da efficienza seconda di siffatte abominazioni, siccome strumenti di un Occidente sempre pronto a promuoverle, per poi farne uso truffaldinamente contro l’Islam stesso, anzi contro ogni genuina espressione del Vaticinio Divino. Checché ne dica Gennaro Capuozzo, che è persona reale, non facciamo per ridere.

Il tutto con la fornitura incessante di armamenti occidentali sofisticati, con tanto di elmetti bianchi, e di Torri Eifel oscurate, con tutto un supporto propagandistico mirante al fine ed all’uso denigratorio suddetto, pur contro ogni sia pur minima evidenza, e non distinguiamo qui tra i Daesh di Abu Bakr Bagdadi, e la Jabhatu-l-Nusrah di Yakubi, lo Shaik wahabita e sufi della Nato. I primi messi da parte dai sauditi perché oramai impresentabili, per far posto agli orrori non da meno dei secondi. Uso e fine che spiegano il convergere delle testimonianze delle parti contrastanti, il che ne convalida la veridicità.

Dicevamo che questo cancro schifoso sembrava incontenibile, siccome un’onda maligna travolgente, non suscettibile di nessun freno. Buona parte dei territori siriano ed irakeno erano caduti in mano a questa nefandezza, nemica d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, ed al soldo dei Suoi nemici, il Partito di Satana di cui ci dice il Sacro Corano. Damasco era non soltanto minacciata, ma addirittura in parte invasa ed occupata, così come da Mossul questo abomino si avanzava verso Bagdad ed i Luoghi Santi del sud. A Damasco il sepolcro di Zainab la Grande era oramai minacciato da vicino di distruzione.

Fu a questo punto che dall’Iran, dal Libano, dal Pakistan, dall’Afganistan, e persino dall’India, volontari di tutte le età, e non solamente giovani e giovanissimi, nel nome di Muhammad, di Alì, di Fatima, di Husain, dell’Atteso Ben Guidato, e di tutti quanti i degni eredi e legittimi successori del Nunzio Divino, Iddio li benedica tutti, accorsero nella Siria ed nell’Iraq minacciati, in difesa dei loro santuari, dei loro sepolcri, vale a dire, dei segni tangibili della fede minacciati dall’ignoranza e dalla malafede di quei diavoli incarnati.

Nel santuario di Zainab un volontario iraniano salì sulla cupola, issandovi la bandiera di Husain, la pace su di lui, il Signore dei caduti per la fede, in faccia ai diavoli omicidi, dando inizio alla riscossa dei credenti. Ed è qui che ha inizio l’altro dei due miracoli, l’ascesa della stella di Qasem Soleimani, l’ormai celebre generale Soleimani. Solemani è una della Guardie della Rivoluzione Islamica, i celebri Sepā, o Pasdaran, Comandante della leggendaria Divisione al Qods, della quale ben poco si sa, per dire le cose come stanno.

Si dice che si tratterebbe per lo più di elementi sceltissimi in incognito, sempre pronti ad agire all’esterno dell’Iran in caso di necessità, dove sarebbero, almeno in parte, già presenti. Della qual cosa farebbe fede non solamente l’asserto dell’ex Ministro della difesa iraniano, appunto egli stesso un sepā, che pochi anni oro sono ebbe a dire che gli Stati Uniti d’America sarebbero stati colpiti, in caso di guerra, anche all’interno del loro stesso territorio, la qual cosa già faceva presumere una loro previa presenza in loco.

Ma soprattutto il grave monito rivolto dello stesso Generale Qasem Solimani al Presidente Trump, dopo le sue reiterate minacce da spaccone contro l’Iran. In caso di guerra, gli disse, te la dovrai vedere personalmente con me, e noi siamo molto più vicini a te di quanto tu non possa immaginare. Trump, che pure aveva più volte minacciato ed insultato pesantemente il Presidente iraniano, non osò rispondergli, da bravo americano vigliacco, il che farebbe fede, almeno indirettamente, di quanto da noi supposto ed asserito.

Corre voce, che nei luoghi in cui Soleimani fa la sua comparsa, i Daesh se la diano precipitosamente a gambe, senza avere il coraggio di affrontarlo, essendo egli l’artefice primo degli oramai svariati successi conseguiti dalle forze dei credenti contro i nemici dell’uomo e d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato. Essendo quello il medesimo terrore ispirato nei miscredenti, incapaci di sostenere l’ira divina, del quale ci dice in più luoghi il Sacro Corano, le sue azioni contro di loro essendo state affatto esemplari e devastanti.

Dopo il supremo sacrificio per la fede di Hojaji, il combattente volontario iraniano fatto prigioniero e decapitato da quei diavoli vigliacchi ed omicidi, in spregio ad ogni legge umana e divina, dopo che egli era rimasto isolato dai suoi dopo un bombardamento dei soliti americani, non è da chiedersi a pro di chi, il Generale Qasem Soleimani promise, nel commemorarlo, che nel giro di tre mesi costoro sarebbero stati spazzati via dalla Siria. Lo promise solennemente alla sua Guida, e Guida dei Musulmani, all’Ayatollah Khamenei.

Oggi i Daesh, ignominiosamente sbaragliati e messi in fuga in campo aperto, si sono ritirati, rifugiati, e nascosti, da vigliacchi servitori quali essi in realtà sono, dietro le natiche putride dei loro padroni americani, in quelle poche ed anguste strisce di territorio che essi ancora occupano ai confini, in spregio alla sovranità nazionale siriana, alla faccia di ogni legge internazionale, con la complicità delle solite immancabili Nazioni Unite, al fine di difenderli ed usarli di nuovo all’occorrenza come vano strumento di terrore.

Tanto per provare ancora una volta, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, chi arma, appoggia, ed usa questi magnifici, come loro, esemplari della specie umana, si fa per dire, uomini per celia, a dispetto di tutte le volgari e squallide falsificazioni della propaganda occidentale. Tanto che persino una famosa rivista americana è giunta a pubblicarne in copertina l’immagine, a titolo di campione nella lotta contro quelle belve infernali, cosa che noi qui riportiamo, senza peraltro volerle attribuire più importanza di quella che essa meriti.

Quello che invece è affatto rimarchevole, è che l’Ayatollah Khamenei, la Guida dei Musulmani, ha voluto conferire proprio a Qasem Soleimani, vale a dire, al “suo soldato”, com’egli ama di solito definirsi, la massima onorificenza iraniana, che sino ad ora non era stata mai concessa a nessun altro, corredandola inoltre con una sua bellissima chiosa, nella quale egli afferma di essere sicuro che Iddio Altissimo, che Egli sia magnificato ed esaltato, vorrà largirgli presto la sua palma suprema, la sua corona prediletta di gloria.

Essendo questa la corona eccelsa del sacrificio per la fede della sua stessa vita mortale, sulla scia dell’esempio recente di Hojaji, la vittima sacrificale senza testa, come fu per lo stesso Husain, il Signore dei caduti per la fede, la pace su di lui, e dell’altro grande Generale dei Sepāh Hamadani, anch’egli non da molto sacrificatosi e caduto in Siria, che Iddio Altissimo voglia accoglierli entrambi a Sé. Augurio questo di dignità suprema, ma certamente affatto incomprensibile ed inusitato per un occidentale ignorante e presuntuoso.

In effetti quello che risulta perspicuo ad un osservatore qualsiasi, è un sovrano disprezzo per la morte e per la vita più volte manifestato dal Generale Quasem Solemani, che in molte delle immagini di lui diffuse, abbiamo potuto ammirare quasi fosse alla ricerca di quella corona sublime, di quella palma divina suprema, a stento trattenuto dai collaboratori che gli stavano attorno. Perché in effetti è Karbala, con il suo santo suolo arido ed insanguinato, è la sua gente santa il modello di tutti questi uomini eccezionali.

Come fu pure per il figlio di Sayyid Hasan Nasrallah, caduto anni or sono combattendo contro gli scherani omicidi sionisti, oggi sodali e protettori dei Daesh, del che in Occidente erano giunti a felicitarsi ed a gloriarsi, sinché non videro sconcertati, nel corso di una successiva visita di suo padre nell’Iran Islamico, che la cosa, ascrittagli a titolo di onore sommo, era addirittura motivo di congratulazioni per lui. Caduti da onorare ad imitare e vittime a cui rendere giustizia, i caduti combattendo per la fede contro la miscredenza e l’empietà.

Cosa questa certamente del tutto sconcertatane ed inusitata, se non persino inquietante, almeno per degli occidentali dei nostri giorni. Tanto che sembra, a nostro avviso, del tutto corretto l’asserto, apparentemente strano, fatto da uno dei nostri migliori fratelli, che ha detto di riconoscere tre soli seguaci presenti della famiglia benedetta ed immacolata del Nunzio Divino, tre seguaci tra i viventi, vale a dire, l’Ayatollah Khamenei, Sayyid Hasan Nasrallah, ed il Generale Qasem Soleimani, uomo di conoscenza ed uomo pubblico il primo, combattente ed uomo pubblico il secondo, e combattente il terzo.

Senza con ciò nulla volere togliere a tutti quanti li hanno a modelli e Guide, anzi che si muovono sulla loro scia di luce, anzi essi stessi modelli e Guide, tutti quanti avanzandosi nel verso di esempi sublimi come l’Imam Khomeini, che Iddio esalti il suo rango, e da ultimo, in quello dei caduti di Karbala, ed in primis, della Famiglia tutta del Nunzio Divino, con tutti i loro compagni eccelsi, uomini di conoscenza, o uomini pubblici, o combattenti che essi siano, sempre nel verso e nella scia della loro luce sublime. Essendo questo il loro fine ultimo, di pervenire alla prossimità divina, e d’accostarsi almeno alla Sua Intimità superna, ne sia esaltato l’Essere, l’Essere dell’Identità Suprema.

Quello che vogliamo quivi rilevare, con questo nostro breve e modesto scritto, è da un lato il rango eccelso, già in questa nostra vita mortale, di uomini eccezionali come Qasem Soleimani, anzi piuttosto di persone, in un senso eminente, non certo d’individui in un significato riduttivo, nel Cospetto divino, nella Sua prossimità, che come già dicevamo, mira ad accostarsi, se non certo a coincidere, con la Sua Intimità superna, quella dei Suoi Puri e dei Suoi Inviati, nell’adiacenza della Sua Identità Suprema inattingibile.

Così come la loro funzione esemplare nei confronti di un’umanità, che ai nostri giorni ha bisogno più che mai di modelli che indichino la via, e quella che già li segue nella loro ascesa, e quella che vaga incessantemente in un verso o nell’altro, cadendo nella voragine, o tentando di rialzarsi da essa, in un movimento senza posa, che potrà avere solamente due esiti, o quello della caduta infera definitiva, o quello di rialzarsene nella direzione superiore della trascendenza, dell’approssimazione ad Iddio Altissimo, sia glorificato ed esaltato.

A tutti costoro è dato di guardare, ed addirittura di seguire e d’imitare uomini eccelsi come Qasem Soleimani, che peraltro, siccome già dicevamo in precedenza, non è certo da solo in tutto questo, guardando allo spettacolo desolante datoci dal mondo contemporaneo, specie quello occidentale, con le sue propaggini, alle sue moltitudini varie di figure risucchiate dalla loro mera individuazione nullificante, del tutto private da ogni personalità trascendente, le quali si agitano scompostamente senza una qualche reale direzione.

Nel mezzo di baldracche, pervertiti, profittatori incalliti, affaristi senza scrupoli, criminali senza ritegno, ignoranti ed imbecilli in tutta colpevolezza, simulatori finti buoni, e cattivi reali, tutti quanti alla ricerca di non si sa bene che cosa, per uno che non abbia ancora rinunziato a quella natura propria originale largitagli da Iddio Altissimo, ne sia esaltato l’Essere, siccome recita il Sacro Corano, viene affatto spontaneo rivolgersi a siffatti modelli edificanti ed eccelsi, che egli lo sappia, oppure che non lo sappia, siccome uno stimolo dal quale non è dato di recalcitrare, in quanto attrazione affatto irresistibile.

Al fine di giungere a dare un senso ed un fine superiore alla sua propria vita, nel solo significato possibile, che non potrà essere se non quello della soddisfazione della Volontà Divina, la quale in definitiva, traslata che essa sia a noi stessi, non verrà ad essere se non la nostra stessa volontà, e null’altro. Sarà a questo che ci sarà dato di ascendere, sarà a questo che ci sarà dato di aspirare, movendoci sulla Sua via, anzi sulle Sue vie, quelle della nostra varia vocazione, che non sarà se non la Sua chiamata alla trascendenza.

Anche in questo nostro basso mondo, Soleimani è esaltato dai credenti, e per lo più vituperato dagli avversari occidentali e dai loro manutengoli vari, e persino sanzionato dall’immonda congrega massonica della nazioni senza dio, vale a dire dalle Nazioni Unite, per via del loro trascorso Segretario vermiforme, e simulatore, e mercenario, e non è che gli altri valgano più di lui, eletti come sono dagli statunitensi e dai loro servitorelli vari. Amato dunque, ed odiato, anche nel verso di questo nostro basso mondo Soleimani è una luce fulgida, che i suoi nemici e detrattori non potranno giammai conculcare e spegnere.

Uomini come lui, se si volgono al basso, lo fanno solamente per indicare e menare gli altri nel senso di quelle vie dell’ascesa, delle quali Iddio Altissimo, Ne siano esaltati i Nomi, siccome recita il Sacro Corano, è il Signore, vie che essi, per parte loro, stanno percorrendo alacremente, in questo adoperandosi più per gli altri che per sé stessi, dato che essi, per parte loro sono già attratti irresistibilmente da quella corrente e da quello stimolo ascendente irrefrenabile ed irrecalcitrabile, nel verso del Volto Divino e dei Suoi Intimi.

Corrente che conduce ai mondi superiori dell’essere, alla trascendenza, e da ultimo ad Iddio Altissimo, sia glorificato e magnificato, ed al Suo Giardino superno ed ai suoi frutti, anche in questo nostro basso mondo, in questa nostra vita mortale, dato che anche in essa vi si possa venire esaltati, chi se la sobbarchi meritoriamente, avvicinandosi ai Suoi Intimi, alla loro ed alla Sua Luce, alla remunerazione superna della loro vicinanza, ed a quella Suprema del Suo Volto eterno ed ineffabile oltre il Suo stesso Giardino, com’è dal Sacro Corano.

Il suo fulgore riflesso, di lui, e com’è anche per quelli come lui, e pure più di lui, com’è per gli altri eccelsi in ogni loro ambito, non è peraltro se non un’anticipazione minore, anche in questo stesso nostro basso mondo, della manifestazione dell’ultimo degli Intimi, dell’ultimo dei Puri, che Iddio Altissimo voglia affrettarcene la gioia gloriosa, degno successore e legittimo erede del Nunzio Divino benedetto, che ci rimane a i nostri giorni ancora occulto, essendo nostra incombenza d’invocarne e propiziarne il palesamento.

Quantunque egli si prenda cura già ed ancora adesso di questo nostro basso mondo, anzi piuttosto di tutti i mondi, per decreto divino, che ricomparirà a colmare in Sua vece di giustizia e di concordia, dopo che esso sarà stato ripieno d’ingiustizia e di violenza, com’è appunto in questi nostri giorni tristissimi, ed infelici, e sventurati, a dispetto di tutte quelle permanenti resistenze innegabili, meritorie, e coraggiose, che pure vanno nel suo medesimo verso, nel medesimo senso della sua luce divina, pur pronta a pervaderlo ed emendarlo.

Questo deve essere il nostro fine, voluto e possibilmente attuato negli atti delle nostre vocazioni, quando ciò ci sia dato da Lui, questo è il fine di quei contemporanei, e non solamente loro, come l’Imam Khomeini, l’Ayatollah Khamenei, Sayyid Hasan Nasrallah, di Qasem Soleimani, e di tutti i grandi passati e presenti, di tutti quelli che, così ieri come oggi, si sono adoperati nel suo verso, nel verso della sua luce. Che è quello della Luce d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, propiziandolo ed attuandolo a loro modo, affinché la Volontà Divina eminente ed inconculcabile sia alla fine restaurata.

Alla fine venne anche per lui la notte del destino, della gloria, dell’estinzione, e della permanenza superne. Nel buio di un’alba d’inizio Gennaio, all’aeroporto di Bagdad, dove si era recato per incontrarvi il governo iracheno, accoltovi dal suo alter ego Abu al Mahdi, scortati da una schiera scelta di Guardiani iraniani e di combattenti iracheni, tutti vi vennero trucidati, col favore delle tenebre, alle spalle, in un agguato premeditato, con viltà indicibile, da aerei senza pilota dell’oppressore inveterato, l’invasore per eccellenza, lo sfruttatore senza scrupoli che succhia il sangue dei popoli, l’autore di stragi e genocidi, l’omicida vigliacco, il Grande Satana statunitense.

Ma com’era stato anche per Yazid, tutto questo non ebbe nessun altro risultato ed effettuale e trascendente, se non quello d’esaltarlo ancora di più nell’eminenza divina, di renderne più perspicua la sublimità inenarrabile, tanto da fare risaltare in una misura assai maggiore, di converso, tutta la viltà, tutta la bassezza, tutto il sudiciume, tutto l’orrore, tutta la nullità di quelli che li avevano trucidati tanto proditoriamente, senza avere il coraggio d’affrontarli in campo aperto, sfigurandone orrendamente i corpi mortali, ma esaltandone gli spiriti al cospetto d’Iddio Altissimo, che Egli sia magnificato ed esaltato.

In questo nostro mondo visibile, in Iraq, ed in Iran, in tutte quelle varie città dove ne vennero traslati i corpi, folle di milioni e milioni di persone parteciparono alle esequie di quelle spoglie mortali completamente arse, orribilmente mutilate, com’erano state anche quelle di Husain, la pace su di lui, e dei suoi compagni di Karbala. Un trionfo ed un’esaltazione visibile, la loro, che era la controparte del loro trionfo e della loro esaltazione superna, nei mondi superiori dell’essere, sbugiardando nel modo il più clamoroso e perspicuo le stupide ed assurde menzogne infernali di chi li bollava come uomini del terrore, nell’Occidente americanocentrico asservito alle potenze delle tenebre, quell’Occidente che invece essi stessi avevano salvato dal terrore.

Lo aveva detto Soleimani, te la dovrai vedere con me, al vile buffone, alla ignobile ed immonda maschera infera che aveva osato opporglisi, così da vivo, come da morto, che ne aveva ucciso, ed arso, e sfigurato, le sembianze morali. Ed oggi ancor di più, nella sua morte corporea, vale a dire, nella sua esaltazione superna in ispirito, Soleimani continua, da caduto e testimone per la fede, con tutti quanti i suoi, a guidare con ancora maggiore efficacia la lotta incessabile contro i nemici dell’uomo e del mondo, contro i sopraffattori e corruttori sia quelli visibili, sia quelli invisibili, sino alla vittoria finale della Legge Divina, sino al trionfo della giustizia, della concordia, e della verità.

Ma anche, al di là di ogni assurdo apparente, a difesa di tutti quegli stessi nemici i quali pure ne avevano promosso l’omicidio vigliacco, e lo scempio orrendo, l’arsione delle spoglie mortali, in quella intercessione a loro pro che egli, già in precedenza, in un suo celebre discorso, scevro com’era da ogni odio, da ogni vendetta, pure aveva preconizzato da parte sua nel cospetto divino, per la loro stessa salvezza finale, come della salvezza di ogni uomo, a pro della loro possibile dignità, del loro resto divino, vale a dire, a pro del loro ravvedimento, e della loro purificazione, così come Iddio Altissimo vorrà nella Sua munificenza infinita, che Egli sia sempre magnificato ed esaltato.

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