di Abdullah.
Nel Nome d’Iddio Altissimo
“Nuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!”. È questo l’annunzio solenne proclamato dalla loggia centrale di San Pietro, a Roma, ad ogni avvenuta nuova elezione pontificia, fatto che si è ripetuto da poco. Il che significa, per chi non ne sappia nulla di latino, in una nazione infelice oramai abusata dai peggiori orrori del peggiore gergo anglosassone: “Vi annunzio un grande gaudio, abbiamo un Papa!” “Ma sarà poi vero?” È quello che si chiedeva Martin Lutero nel salire in ginocchio lungo la Scala Santa, secondo la tradizione quella del tribunale di Pilato, dove venne giudicato Gesù, la pace su di lui, di fronte al palazzo del Laterano, sede dei pontifici sino alla cattività avignonese.
Lutero era, per parte sua, del tutto a digiuno, nella sua interpretazione agostiniana estrema della dottrina paolina, in quanto frate agostiniano fanatico, della sia pur remota possibilità della trasposizione significativa trascendente degli atti umani, ed in particolare, di certuni di loro, legati al culto, nel senso di credere ed operare il bene, credere che peraltro non si riduce ad un atto cieco, che non abbia a che vedere con una trascendenza conoscitiva, dai suoi livelli incoati, sino alla sua realizzazione superiore. Ma non sarà certo questo il nostro caso, non essendo di questo che vogliamo qui discutere.
Piuttosto sarà vero, vale a dire, sarà un fatto reale in qualche modo, che è stato eletto un qualche Papa? E chi mai sarebbe questo Papa? E più ancora quali sarebbero le sue prerogative, reali o immaginarie che esse siano? Il “Papa” sarebbe il “Padre”, prerogativa peraltro ascritta dalla Cristianità Orientale a tutti i Ministri della religione. Paternità che peraltro nulla avrà a che vedere con una qualche arbitraria ascrizione divina, come pretenderebbero taluni, per limitarla solamente a questa, ad esclusione ed a preferenza di quelle.
Veduta questa verosimilmente introdotta nel Nuovo Testamento dall’intrusione e dall’interpretazione paolina, e quasi del tutto assente, tranne limitatissimi casi di ascrizione significativa e traslata del suo senso letterale, dalla dottrina originale del Vecchio Testamento. Ci ricordiamo qui di un caso, che qui non possiamo citare alla lettera per il fatto di non essere a nostra disposizione il testo, vale a dire, la sua traduzione. Gesù stesso, la pace su di lui, fu condannato a morte per questo dal tribunale sacerdotale centrale giudaico di Gerusalemme.
Dicevamo dunque, “Padre” in un senso più comune e subordinato, che procede dal fatto di natura, per andarsene oltre alle sue prerogative morali, ed ai suoi traslati d’ordine superiore. Ma qui la paternità papale verrà ad avere una pretesa ed una portata addirittura trascendente, rifacentesi alla capacità ed al dovere di condurre un’intera comunità, quella dei credenti nel Cristo Gesù, la pace su di lui. Prerogativa che gli deriverebbe dalla successione pietrina, non paolina, si badi bene, e per suo tramite, da Gesù stesso, la pace su di lui, nel senso di suo Vicario, vale a dire, di suo degno erede e legittimo successore.
Ed è qui che la cosa si complica. Nel mondo cristiano la faccenda ha dato origine ad un’accesa discussione. La prerogativa di Papa, o di Sommo Pontefice, o di Pontefice Massimo, sarebbe assoluta, o sarebbe solo un primato d’onore, di Primus Inter Pares, com’è sarà ad esempio, tra i cristiani orientali, per il Patriarca di Costantinopoli, e per quelli a lui subordinati, come quello di Mosca? Qui entra in gioco la sua funzione di Pontefice Massimo, titolo di derivazione romana antica, rifacentesi questo, nel suo senso superiore di “facitore di ponti”, alla sua funzione rituale intermediaria con la stazione, anzi meglio, con le varie stazioni trascendenti, e con quella divina.
Prerogativa questa esclusiva? Nella romanità, oltre ad altri vari Pontefici, ne avevano uno Massimo, titolo quest’ultimo ripreso dalla funzione cristiana successiva dello stesso nome, almeno in Occidente, così come abbiamo peraltro anche qui altri sacerdoti, deputati alla ritualità sacramentale, e “Vescovi” incaricati della conduzione d’intere comunità, e questo non solamente in Occidente. Quindi Pontefice Romano, in quanto successore di Pietro a Roma, in quanto Vescovo di Roma, e Sommo Pontefice, e Pontefice Massimo.
Che sarebbe dunque, come già dicevamo qui sopra, l’intermediatore, vale a dire, il “Facitore di Ponti” con la trascendenza. E questo in un senso che, almeno in un secondo momento, divenne esclusivo, almeno secondo taluni, anche se per mezzo di intermediari a lui subordinati, e da lui autorizzati. Vale a dire che vi sarebbero sì altri, e mi riferisco qui alla funzione del sacerdozio sacramentale derivato dallo stesso Gesù, la pace su di lui, ma investiti di un ufficio intermediario che culminerebbe nell’eminenza e superiorità di quella del Sommo Pontefice, che ne sarà il depositario per eccellenza.
Me è sempre stato così? Dicevamo che in Oriente le cose non andavano e non vanno in questo modo. Ed è da lì che la cosa si suddivideva. E si suddivide ancora, e si separa, nelle tre, e poi cinque sedi, e nelle relative funzioni del loro depositari, di Gerusalemme, Antiochia, Efeso, quindi Alessandria e Costantinopoli, cui si sarebbe aggiunta più tardi la funzione primaziale di Mosca. All’origine, a prescindere dalle interpretazioni degli uni e degli altri, la funzione primaziale romana poteva avere tutt’al più solo un primato d’onore.
Non una prerogativa e preminenza assoluta, se non sacramentale, su fede e morale, vale a dire, sulla dottrina e sulle opere. Basti qui rammentare che almeno all’inizio, fino a Gregorio Magno, che salvò Roma dall’invasione longobarda, lo stesso Pontefice Romano riconosceva, almeno nel dominio del potere temporale, l’autorità, anch’essa d’origine provvidenziale e divina, dell’Imperatore Romano d’Oriente, fino ai Franchi, che si erano intromessi in Italia ed avevano vinto una prima volta i Longobardi, ed alla donazione di Pipino al Pontefice.
Tanto che lo stesso Costantino, peraltro forse ancora pagano, presiedette il concilio di Nicea, decisivo nello stabilire i principi di quella che sarebbe stata dopo la fede della cristianità maggioritaria, fissando in primo luogo quello della divinità del Cristo contro la dottrina ariana, ed altri fondamentali, tra cui quello della trinità anch’essa paolina, con la processione dello Spirito dal Padre, senza menzione del Figlio a questo riguardo, questione cruciale che avrebbe portato prima al biasimo di Fozio da Costantinopoli contro gli abusi papali, e poi alla separazione tra Oriente ed Occidente.
E ricordiamo qui ancora che Costantino non è detto non fosse, almeno allora, ancora pagano, avendo forse introdotto, almeno secondo taluni, visioni pagane sulla precedente concezione ebraica. Ed andando qui rilevato, che allora, com’è peraltro ancora in Oriente, le cose andavano avanti con il consenso dei concili e della tradizione, senza nessuna intromissione papale, che non fosse quella di accettare, e non di approvare le decisioni del concilio universale, ed il consenso della tradizione, quantunque in quest’ultimo caso si potrebbero avere dei dubbi legittimi sulla dottrina precedente, o precostantiniana.
L’arianesimo fu duro a morire, dato che attecchì inizialmente nelle due corti imperiali d’Oriente e d’Occidente, diffondendosi anche tra i barbari invasori dell’Occidente, per poi scomparire nel nulla, per l’opera dei Padri della Chiesa, e per il favore finale delle due corti imperiali alla dottrina contraria, e dei Sovrani franchi che si erano imposti in Occidente. A Nicea il Pontefice Romano, e vogliamo qui usare questo termine in un senso non esclusivo, non era neppure presente, ma avrebbe accettato i responsi del concilio, convalidato da Costantino, anche se taluni affermano che avrebbe avuto delle riserve sulla processione dal Padre, ma non da Figlio, peraltro non espressamente negata.
Quello che sembra qui di capire, è che il pontefice Romano non esercitava allora una prerogativa assoluta, né d’ordine spirituale, né tantomeno temporale. Tant’è che la nascita del suo potere temporale, almeno quello diretto su una parte d’Italia, più che quello indiretto sugli stati cristiani, andrebbe fatta risalire alla donazione di Sutri da parte del Re longobardo Liutprando a Papa Gregoria Magno, peraltro ancora fedele all’Imperatore Romano d’Oriente, e poi a quella del Re franco Pipino, questa volta a danno dei Longobardi, cui avrebbe poi fatto seguito quella definitiva di Carlo Magno.
Nulla di tutto quello che sarebbe avvenuto in seguito, ed in questo avrebbe ragione Paolo Sarpi, non fosse per la sua propensione al protestantesimo, e la sua pretesa infondata di sottoporre al potere temporale lo stesso dominio dell’autorità spirituale, secondo quello che è stato il perverso modello anglicano, di sua Maestà britannica e luciferina, ch’egli giungeva a lodare sperticatamente! Ma chi scrive ricorda anche di avere sentito da tutt’altra fonte personalmente, da un frate Orientale del monte Atos, della pretesa del Papa di Roma di estendere il suo potere a questo, ed anche a quell’altro mondo!
Dunque all’inizio nessun potere assoluto, neppure dottrinale, e fedeltà all’Oriente nel dominio temporale. E chi eleggeva il Pontefice Romano? Pare che questa fosse una prerogativa dello stesso popolo romano, non sappiamo se convalidata dalle autorità spirituali, secondo la consuetudine dell’antica repubblica per il potere consolare e le altre magistrature, peraltro in una guisa assai articolata, scevra da ogni indifferenza, con la funzione di un senato non elettivo, com’era peraltro anche per gli altri presuli, si ricordi il caso a Milano di “Ambrogio Vescovo”, non ancora ordinato sacerdote, a furor di popolo.
Prerogativa poi passata ai preti delle varie circoscrizioni romane, che si sarebbe trasformata da ultimo nel titolo formale dei Cardinali successivi ed odierni. Anche la Papessa Giovanna, che sia esistita o non, sarebbe stata eletta a furor di popolo. Il fatto è che l’elezione papale antica resta una questione controversa. Questo passando per il cesaropapismo carolingio e degli ottoni, o per la famigerata “pornocrazia papale” di Teodora e di Marozia, che di fatto se ne erano assunte, o meglio, ne avevano usurpato l’incombenza.
Ed a prescindere dal quel diritto canonico che, lungi dall’essere una deduzione giuridica in qualche modo fondata che risponda ad esigenze di fatto, pur riconducendosi almeno formalmente al diritto romano, si riduce ad una mera escogitazione, con il titolo di “Doctor utriusque iuris” del quale si fregiavano i vari Prelati. Quello che oggi è un evento di portata mondiale, almeno nelle sue pretese, si riduceva allora un fatto squisitamente locale, che non esulava minimamente dai confini limitati della città di Roma, e della sua amministrazione.
Vale a dire, tanto per intenderci, nulla di “cattolico”, di universale, come sarebbe stato invece in seguito. “Catholicon”, in lingua ellenica, significa che “riguarda il tutto”, non distributivamente, parte per parte, come sarebbe per “kata to pan”, vedi a questo proposito il “Cristo Pantocratore” degli orientali, il cui dominio riguarda il tutto anche parte per parte, com’è nelle effigi degli orientali, ma una totalità comprensiva senza suddivisione, come sarebbe stata in seguito quella del Pontefice Romano, superiore per certi versi a quella di Gesù stesso, la pace su di lui, ci si perdoni l’ardire, come diceva il frate Atonita.
Non sappiamo quando venne in uso questa “cattolicità”, pretesa o no che essa sia, ma presupponiamo che sia avvenuto dopo la separazione dell’Oriente dall’Occidente, forse quella del presente credo niceno essendo un’interpolazione successiva, come per il “Filioque”, lasciando il verdetto a chi ne sappia più di noi. Per il Sommo Pontefice, egli assunse il titolo, corrispettivo e contrapposto a quello di “Patriarca Ecumenico” del Primate costantinopolitano, di “Servo dei Servi d’Iddio Altissimo”, sia magnificato ed esaltato. E non ci si lasci qui fuorviare da una siffatta umiltà ostentata del Pontefice Romano.
Essendo in primo luogo egli la Guida di una “Chiesa Cattolica”, pretesa universale, contrapposta a quella più semplicemente “Ortodossa”, ovverosia della “Retta Opinione”, contrapposta alle deviazioni ed agli abusi della prima, fondata non sull’arbitrio di un singolo, ma sul consenso della tradizione e dei concili universali, qualcosa di simile a quello che è il nostro “Consenso dei Sapienti”. Come trasportare ad un singolo la pretesa della infallibilità individuale dei protestanti, come ci è stato detto ancora da quell’Atonita.
Laddove la servitù ostentata gli faceva e fa da contraltare a quei fondamenti, abilitandolo a fare da Guida assoluta, nel senso di servire unilateralmente a tutte le sue pulsioni, propensioni ed intendimenti, non avendo l’ufficio primaziale di Roma, fatto risalire a Pietro e non a Paolo, si badi bene, che sarebbe durato, e dura, almeno assertivamente, sino ai nostri giorni nefastissimi, nulla da aggiungere all’eventuale supposta dignità della persona, ammesso che ci fosse, il che non è detto. Ricordiamo da avere sentito dire un contadino messicano, durante una visita del Papa, che egli sarebbe addirittura “come Iddio” Altissimo, che egli sia magnificato ed esaltato.
Dignità peraltro conculcata abusivamente, per attenerci a quelle scritture, da quella di Paolo avente assai maggiore autorità ed influenza quanto a dottrina e morale, E messa in forse anche e soprattutto da un altro fatto. Dicevamo all’inizio della funzione capitale, almeno ai primordi, delle comunità originarie d’Oriente, vale a dire, limitatamente alle sedi primaziali di Gerusalemme innanzitutto, e di quelle di Antiochia e di Efeso. Primalità non convalidata da una funzione pubblica, che Gerusalemme non aveva più a quel tempo.
Come sarà per Roma e Costantinopoli, e poi per Mosca, e com’era per la stessa Alessandria, almeno per la sua funzione più commerciale che di pubblica amministrazione e guida, com’era stata anche in antico, al tempo della Bibbia dei Settanta e del Canone Alessandrino. Gerusalemme specialmente dicevamo, all’origine della sovranità ebraica, sede regale di Davide e Salomone la pace su di loro, e dei loro successori, e dopo la vita terrena di Gesù, la pace su di lui, residenza primaziale di Giacomo Minore, suo fratello, vale a dire cugino, e della sua comunità, cugino che ne incarnava la Famiglia.
E quello della Famiglia dei Nunzi Divini è un punto fondamentale. Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, ha prescelto per i Suoi Nunzio una discendenza, sin dall’origine, dall’ufficio divino di Adamo, la pace su di lui, Egli ha prescelto di volta in volta non solo un suo Inviato, quantunque questa talora non coincida con una derivazione diretta, ma per via laterale. Come fu per Aronne, e per Mosè indirettamente, e per Davide e Salomone direttamente, la pace su tutti loro, quantunque questa designazione non sia sempre connessa con la Rivelazione, ma talvolta con un ufficio sacramentale.
Come fu per i figli di Aronne fino alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, fatte salve le incombenze sussidiarie dei membri della tribù di Levi, vale a dire, dei parenti di entrambi, Mosè ed Aronne, la pace su di loro. O con l’ufficio dell’autorità temporale, come fu per i discendenti di Davide e Salomone, la pace su di loro, per il Regno del Sud, di Giuda, sino alla prima distruzione di Gerusalemme da parte dei babilonesi. E questi casi, presi dalla tradizione ebraica, che va avanti a questo riguardo sino a Gesù, la pace su di lui, ed a Giacomo Minore suo fratello, non sarebbero isolati, come dicevamo.
Per gli Indù, a Krishna sarebbe stata associata una sua Famiglia, alla mancata conformità alla quale avrebbe fatto seguito tutta una serie di calamità, della dimenticanza della legge originale di Manu, sino agli orrori della dottrina alterata ed invertita anglo massonica odierna. Lo stesso valendo per la Famiglia benedetta del Nunzio Divino dell’Islam, vale a dire per i discendenti divinamente prescelti di Fatima sua figlia, e di Alì suo cugino, com’era stato in questo caso anche per la cuginanza Gesù, la pace su di lui, a distinguersi da un potere mondano successivo illegittimo, arbitrario ed oppressivo.
Dicevamo che a Gerusalemme, non a Roma od altrove, la presenza di Giacomo, “fratello” di Gesù, la pace su di lui, e della sua comunità, fu per qualche tempo la garanzia della trasmissione corretta del suo insegnamento, contro le innovazioni paoline, e la prevaricazione giudaica, almeno sino alla distruzione di Gerusalemme, e del suo Tempio. Insegnamento che era forse legato alla dottrina degli Esseni del deserto di Giuda, che ci direbbe dell’aspetto trascendente e conoscitivo del suo insegnamento, oltre che operativo.
Non fosse per il fatto che la maggior parte degli scritti da loro trasmessi sarebbe stati sottratti ed occultati da elementi della Chiesa cattolica dopo il loro ritrovamento. Dove si direbbe apertamente di un Maestro di giustizia e di sapienza, che sarebbe stato perseguitato e condannato da un sacerdote empio, almeno da quel che ne possiamo sapere. Vale a dire, la fine della funzione cerimoniale a vantaggio di una diretta funzione significativa e conoscitiva della Legge di Mosè, e dell’ascesa alla conoscenza dei Nomi e degli Attributi Divini, appunto come sarebbe stato poi per l’Islam della Famiglia del Nunzio Divino, e per la sua riformazione rifacentesi alle sue origini trascendenti.
Fatto sta che la dottrina giacobita sarebbe finita in non cale in seguito al disastro suddetto, a pro dell’insegnamento dottrinale deviato di Paolo, e dell’autorità pretesa a lei associata di Pietro senza un corrispettivo dottrinale, contrariamente alle elucubrazioni di quelli di Tubinga. Ed è qui che avviene la cesura, in attesa della riformazione dell’ultimo degli Approssimati d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, assieme al quale Gesù, la pace su di lui, discenderà dal Cielo a manifestarci il cuore originale della sua dottrina ispirata.
La famiglia è dunque voluta da Lui, dall’Altissimo, non solamente siccome fondamento dell’ascesa all’unità a lui subordinata della compagine sociale e religiosa, ma soprattutto come estrinsecazione di una trascendenza, che si lega alla sua continuità unitaria in un senso eminentemente significativo. Fatta astrazione dalla Famiglia di Gesù, la pace su di lui, tramite Giacomo presule di Gerusalemme, altro non resta dunque se non una famiglia del tutto impropria, quella dei successori di Pietro, con il suo fondamentale legame paolino.
Fatto sta che all’inizio questa pretesa preminenza romana era messa in non cale soprattutto dall’autorità primaziale delle sedi delle comunità d’Oriente, tanto da obliterarne di fatto ogni presunta effettualità, di modo che, a questo medesimo riguardo, si hanno più che altro leggende. Si vedano le rare memorie romane, da San Pietro in Montorio con il foro della sua croce nel terreno, alla cappella del “quo vadis Domine” sull’Appia Antica, ed al luogo della sua sepoltura, peraltro ancora alquanto incerto, sotto San Pietro in Vaticano.
Per Paolo, guarda caso, si ha una documentazione assai più certa negli scritti, a cui si aggiungono taluni resti, come il luogo della sua decapitazione, da cittadino romano, alle Tre Fontane, ed il luogo della sua sepoltura in San Paolo fuori le Mura, significativamente andata distrutta, unica tra le quattro sedi primaziali maggiori romane, in un incendio alla fine dell’800. Sarà questo un primo elemento che c’induce a dubitare della pretesa autorità e funzione assoluta del Papa. La successione dei papi sino ai nostri giorni, se non univocamente provata, è pur sempre stabilita ininterrottamente dalle fonti. Pur con alcuni punti oscuri fondamentali che ne mettono in dubbio la legittimità finale.
Stiamo qui a dire di una legittimità di successione, perché per uno dei suoi punti iniziali abbiamo già i dubbi sopraddetti. Fatta astrazione da questi, la legittimità pietrina, almeno sotto il riguardo formale, se non ed oltre che essenziale, andrebbe a fare a pugni con alcuni punti, a cominciare dal modo del suo stabilirsi, e non diciamo qui a bella posta della sua elezione. Perché la designazione del Successore di un Inviato, sarà in primo luogo d’ordine divino, checché ne sia sotto il riguardo formale, come fu per Alì, la pace su di lui.
Il Pontefice Romano sarebbe in un vario modo elettivo. E questo punto sarà già fuorviante. Elettivo in che modo? Avevamo accennato già prima al succedersi di questo modo variamente, dal popolo romano al Conclave odierno, quest’ultimo almeno dal tardo medioevo. È a questo punto che gli orientali appuntano il loro giusto biasimo. Quello della conduzione, del governo di una comunità, o “vescovo” in lingua ellenica, cioè “sovrintendente”, come dice il suo stesso nome, verrà ad essere una funzione meramente formale.
Sarà cosa assurda associarle una preminenza addirittura trascendente ed assoluta, in mancanza della quale non avrà alcun senso nessun primato, od addirittura infallibilità, morale e dottrinale. In Occidente da secoli si va invece affermando d’infallibilità pontificia. Noi non sappiamo da dove abbia avuto origine questa convinzione. Solo che ci pare che non sia affatto originale. Per quello che ne sappiamo, è stata asserita da autori autorevoli, ma alquanto tardi, com’è Alfonso Maria de’ Liguori, peraltro grande Maestro di morale.
In precedenza, lo stesso Dante Alighieri per parte sua, con tutta la sua accuratezza dottrinale, anche se non ratificata dalle autorità, non accettava quell’infallibilità, oppure nulla ne sapeva, tanto che nel suo Inferno egli mette tra gli altri in un avello addirittura un Pontefice, Papa Anastasio, che si sarebbe reso responsabile una grave deviazione dai principi di quella fede, il monotelismo, vale a dire, l’asserto dell’unicità della volontà divina nella persona del Cristo Gesù, la pace su di lui, ad esclusione completa di quella umana.
Solamente assai più tardi, vale a dire, nella seconda metà del secolo diciannovesimo, nel Concilio Vaticano Primo, interrotto dalla prevaricazione dell’invasione framassonica dei regoli savoiardi traditori ed usurpatori, che s’impadronirono della città di Roma, quello dell’infallibilità pontificia venne stabilito come un principio di fede, come un “dogma”, almeno per l’Occidente, sia pure con alcune limitate proteste, che portarono alla piccola secessione dei Vecchi Cattolici, finiti poi ancor più malamente nella comunione anglicana.
Il fatto `è che qui manca un punto decisivo, sottolineato con decisione dagli orientali. Il fatto sarà, che il Pontefice Romano non è depositario di una stazione spirituale, che gli consenta di esprimersi legittimamente ed infallibilmente in materia di Legge Divina. Alcuni autori sostengono, con una qualche ragione, che sarebbero assai pochi in definitiva i Pontefici Romani indegni o corrotti. Ma non sarà certo questo il punto, quello di una qualche rettitudine morale, essendo invece la questione quella di una prossimità divina, com’è invece per la famiglia del Nunzio Divino dell’Islam.
Gli Orientali sostituiscono pertanto a quella pretesa e presunta del Pontefice Romano, l’infallibilità degli uomini divinificati ascesi a Iddio, sia magnificato ed esaltato, in istato di “theosis”, peraltro soggetta ad altri inconvenienti. Da chi sarà stabilita? Non certo dal popolo, o da una comunità, più che fallibile. Né risolverà la cosa il fatto di negare loro una funzione scritturale di messaggio, il che porterebbe a prescindere da un fondamento divino effettuale, accettato o non dalla gente, nell’evidenza e trasparenza divina.
L’Uomo d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, dovrà essere infallibile ed impeccabile, per potere interpretare la Sua Legge, e dovrà essere Egli stesso a designarlo, il che potrà avvenire solo tramite il Suo Messaggio, la Sua Scrittura Rivelata, od il suo detentore, che essa sia accettata o no, il che dipenderà dalla Sua ispirazione e dalla Sua grazia, in lui trasfondentesi anche tramite il Suo Messaggio ed il Suo Messaggero, il quale designerà il suo Erede, dopo essere stato designato dal Suo stesso Verbo.
Com’è per il Sacro Corano, accettato o no che esso sia alla cristianità, o da altri. Che un altro libro ce lo si crei da sé, come avviene in certi sottoprodotti della degradazione anglosassone, oppure ce lo si faccia dare non si sa da chi, per i Mormoni, o che lo si vada a cercare altrove, com’è per certi scritti orientali che, seppure non privi di validità, hanno esaurito da tempo la loro funzione direttiva ed ispirativa, come si vede essere accaduto per i Veda, sia pure venerabili, vittime com’essi sono stati della manipolazione infera anglo massonica.
O com’è per la dottrina del buddismo, sia pure sovente affascinante, che deviando dall’insegnamento originale dei Veda, sostituisce alla creazione del mondo un movimento cieco dal nulla al nulla, senza Dio e senza anima, com’ebbe ad affermare in un suo libro un anglo teosofo massone suo volgarizzatore in Occidente. Vale a dire, forme rivelate ma desuete ed orami invertite per lo più in un verso infero, che farà associare loro, come per l’antico paganesimo, biasimato da Platone, forme di degradazione antiumana ed antidivina.
Dicevamo dunque che, accettata o no che sia la Sacra Scrittura, sarà responsabilità di chi lo voglia negare di precipitare, mercé di questo rifiuto dell’evidenza stessa divina, verso la trappola di un nulla alla quale non potrà certo ovviare la dottrina che esalta uomini santificati e divinificati senza ragione, come sarà a proposito di Paolo di Tarso, per la Cristianità orientale, con la pretesa in definitiva infondata di prescindere dal suo Messaggio. Si veda a questo medesimo proposito l’interessante articolo della rivista “Ortodossia”.
Né potrà ovviare in qualche modo a questo grave inconveniente una catena di trasmissione di designazioni umana, troppo umana, per dirla con Nietzsche, la quale, a prescindere dalla sua origine, talora spuria ed infondata, come sarà per la figura di Abu Bakr sovente assunta a questo ufficio, con la sua indebita ed arbitraria successione del Nunzio divino dell’Islam, si riferisce in definitiva per lo più ad un mero arbitrio umano, senza nessuna garanzia di trascendenza e d’infallibilità, come avviene nelle confraternite sufiche.
Per non dire della dottrina cosiddetta “sunnita”, la quale viene a ridurre il tutto ad una sovranità prettamente mondana, abusivamente detta “Califfato”, o “Successione”, vale a dire, ad una successione del Nunzio Divino dell’Islam affatto arbitraria e spuria, illegittima e sovente addirittura aberrante, per certi versi assai simile all’oppressione ed all’arbitrio di certi Pontefici Romani. Il che ha peraltro portato nel corso degli eventi umano, a conseguenze assai gravi e deprecabili, all’interno e dall’esterno della comunità dei credenti.
Diremo dunque che, a prescindere dalla successione legittima e degna della Famiglia del Nunzio Divino, ivi compreso il suo occultamento ultimo, che nulla le toglierà delle sue prerogative effettuali e trascendenti, nulla si avrà altrove d’infallibilità. Anche facendola dipendere, come nel caso del Pontefice Romano, secondo la dottrina dl Concilio Vaticano Primo, da una prerogativa in materia di fede e di morale quando parli “ex cathedra”, in ragione del suo ufficio, non come un privato Dottore, la cosa non avrà nessun radicamento sostanziale, ma in una provvidenzialità avulsa dalla consistenza della persona.
Tanto che, a questa medesima stregua, persino un Pontefice fatto eleggere dall’arbitrio di una Teodora e di una Marozia, baldracche inveterate della nobiltà romana, sarebbe infallibile addirittura all’età di 18 anni, ed anche il successore di papa Formoso sarebbe infallibile nell’esumarne il cadavere, per motivi di pretesa disciplina morale. Vale a dire, che qui ci ritroveremo, per confessione degli stessi autori e dotti, di fronte ad una mera questione di legittimità formale, che andrebbe associata a quella pretesa infallibilità provvidenziale.
Nulla d’essenziale, com’è che dicevamo, ma una mera clausola provvidenziale associata ad un riconoscimento almeno formale, senza il che la cosa non verrebbe ad avere nessun significato. Tutto dipenderà, a questa medesima stregua, dalla validità dell’elezione pontificia. Ma ora, veniamo a dire, quale legittimità formale per le elezioni di Teodora e di Marozia, con la loro “pornocrazia papale”? Sarebbe assai difficile a dirsi. E non sarà questo il solo caso di dubbio, il che sarebbe, a dire il vero, già del tutto inaccettabile.
E che dire delle intromissioni imperiali al tempo almeno dei carolingi e degli ottoni, il cesaropapismo”, che aveva d’altra parte origini costantiniane? Intromissioni le quali peraltro andranno avanti, con un diritto di veto imperiale ereditario, dopo la fine del Sacro Romano Impero Germanico, addirittura sino al tempo dell’Austria Ungheria degli ultimi Asburgo, alla Prima Guerra Mondiale, ed all’elezione di Pio Decimo al posto di Rampolla del Tindaro, diritto peraltro subito abrogato da quel Pontefice dopo la sua elezione.
E che formalità s’avrebbe al tempo della secessione d’Occidente, al ritorno dalla cattività avignonese, dopo che i Papi furono sottoposti all’arbitrio dei Re di Francia, quando a lungo fu assai difficile distinguere, fino al Concilio di Costanza, tra un Papa legittimo, ed un altro che non fosse tale, un Antipapa? O per l’elezione di quella papessa Giovanna, che noi non riteniamo affatto, a differenza di molti altri, peraltro autorevoli, una leggenda, tanto che la sua effigie compare tra quella degli altri Papi nella cattedrale di Siena?
E noi, vogliamo ripeterlo a iosa, intendiamo dire qui di quella legittimità formale, astraendo per ora da tutto il resto, vale a dire, dalle questioni dottrinali, come fu per il monotelismo di Papa Anastasio, o come fu per quell’uso arbitrario delle indulgenze, il quale fu all’origine della mala pianta infernale della riforma luterana, o protestante. O da questioni, ed arbitri, e nefandezze morali, che vanno dal nepotismo, alle varie crociate contro i vari pretesi miscredenti di turno, questo dalle crociate del nord contro i popoli baltici, a quella contro i Colonna nel Lazio, a quella contro gli Albigesi, con la celebre bestemmia “uccideteli tutti, Iddio saprà distinguere tra i nostri ed i loro”.
E vogliamo qui mettere in questo conto la strage compiuta con la conquista crociata di Gerusalemme, non la riconquista, essendo l’Oriente mancipio degli orientali, quando il sangue scorse a ruscelli per le vie della città, risparmiata in tutta sicurezza persino da un personaggio irruente come Omar. O la conquista di Costantinopoli contro gli stessi Orientali, con tutte le violenze che ne seguirono, con la baldracca posta dai quei barbari che avevano invaso l’Occidente sul trono di quell’Imperatore Romano d’Oriente, che era ancora a tutti gli effetti il legittimo Imperatore Romano, con la città messa a ferro e fuoco con il beneplacito e l’istigazione di un Papa loro asservito o ispiratore.
Ma non è di questo che qui vogliamo dire, facendo da bravi massoni e protestanti inveterati di ogni erba un fascio, sputando e vomitando su di una civiltà che ha dato luce divina al mondo, e grandi tesori di arte somma, e pensatori acuti, e spirituali ispirati, non solamente obbrobri. Qui il fatto sarà la questione, vale la pena ripeterlo ancora, di una legittimità meramente formale dell’elezione e dell’investitura del Pontefice Romano, che va indagata, seppure nei limiti delle nostre forze e della nostra conoscenza limitata.
Per il quale valgono i nostri dubbi iniziali sul modo dell’elezione, con la prerogativa prima del popolo romano, poi della cerchia ristretta e selezionata dei suoi arcipreti, sino al tardo medioevo, quando vennero in uso i conclavi, con la loro prerogativa cardinalizia degli arcipreti nominali romani d’elezione pontificia. Con tutti questi casi non si sa bene, almeno in linea di principio, in mancanza di disposizioni ed univoche ed originarie, chi potrebbe essere mai il legittimo Pontefice Romano, di volta in volta, ad onta di quei cambiamenti.
La cosa venne messa a posto, o per lo meno si tentò di farlo, dopo la lunga secessione, o scisma, interna all’Occidente, e dopo la bufera luterana con la sua tabe innovatrice, riordinata come fu dal Concilio Tridentino, non “ecumenico”, o universale. Perché dopo la separazione dell’Occidente dall’Oriente, con tutti gli abusi e le innovazioni papali che la precedettero e la seguirono, gli Orientali giustamente non riconoscono più concili universali, ma solamente riunioni locali arbitrarie, a rigore i cosiddetti “conciliaboli”.
Dopo di allora, la bisogna sembrò dovesse andare bene, sia pure a prescindere da tutta una serie di magagne, non qui di nostra competenza, dato l’oggetto limitato di queste nostre considerazioni. Tanto che da questo punto di vista, vale a dire, di una legittimità formale, accettata anche dalla comunità, pur non essendo questo il punto decisivo, le cose andarono bene per quattrocento anni, fino al famigerato e funesto Concilio Vaticano Secondo, ed anzi, poco prima ancora, sino al Conclave che seguì alla morte di Pio XII.
Essendo qui che le irregolarità prenderanno ancora il sopravvento. Dopo la morte di Pio XII, era stato eletto Pontefice l’allora Arcivescovo di Genova Cardinale Siri, uomo della continuità e della tradizione, e della legittimità post tridentina, fedelissimo del predecessore. Il fumaiolo della Cappella Sistina, sito inamovibile delle elezioni sin dal ritorno dalla cattività avignonese, emise la celebre fumata bianca, segno d’avvenuta elezione, presto soffocata, e sostituta dalla fuoriuscita di fimo nero, segnale solito di mancata elezione.
Si disse, procedendo per congetture, dato che gli eventi interni al concilio dovrebbero essere in linea di principio segreti, che vi sarebbe stata una sorta di rivolta dei cardinali francesi, i quali si sarebbero opposti alla severità di quel prelato, con il che si sarebbero compromesse le relazioni con la Russia. In Russia il Cattolicesimo, sino ai tempi delle aperture di Kruscev, era stato sempre del tutto inessenziale, se non in Ucraina e in Lituania, e per quel che riguarda l’Europa Orientale, principalmente Polonia, e Cecoslovacchia, ed Ungheria, perché la Iugoslavia d’allora si era già separata dall’apparato sovietico, non pensiamo che la cosa potesse avere più riscontro di un Pio XII severo ed inconculcabile.
Semmai vi era desiderio di cambiamento, anzi di rivoluzione, da parte di alcuni, forse venne minacciata una secessione. Non sappiamo, non siamo bene informati, se sin d’allora esistesse la “Mafia di San Gallo”, baluardo dell’innovazione antitradizionale. Fatto sta che, con una procedura irregolare ed illegale, il Pontefice eletto Gregorio XVII venne messo da parte, e venne sostituito da un rozzo ed ignorante contadinotto bergamasco, Angelo Giuseppe Roncalli, Patriarca di Venezia, che assunse il nome, rifiutato da secoli, di un Antipapa, Giovanni XXIII, venendo detto per qualche tempo Giovanni XXIV.
Giovanni XXIII era tutti gli effetti un Antipapa, non un Papa. Che cominciò subito a blaterare contro i pretesi “Profeti di sventura”, a dispetto dei nostri tempi illuminati, che dovevamo aprirci ai “segni dei tempi”, radiosi secondo lui, in realtà i tempi ultimi dell’inversione infera, della necessità di aprirsi al mondo moderno e contemporaneo secondo tutti i suoi aspetti, a cominciare da quelli preminenti e luciferini, si badi bene, non di studiarlo, per meglio combatterlo nelle sue pulsioni aberranti e distruttive, come aveva fatto Pio IX col Sillabo.
Tanto che finì col bandire un concilio preteso universale, non si sa bene a che titolo. Ora i concili vengono convocati per risolvere questioni dottrinali, come fu a Nicea, o disciplinari, come quello di Costanza al tempo della secessione d’Occidente, non per altre vaghe ragioni, come è stato per quest’ultimo. Questo invece si prefisse il fine di “aprire a mondo”. Ma non basta già una dottrina in una qualche misura divina per aprire al mondo? Si tratterebbe solo di esplicitarla nei vari casi per esprimere verdetti quanto a questa od a quella evenienza, come aveva già fatto Pio IX con il Sillabo, senza concili.
Oppure com’è per la legittima deduzione giuridica quanto ai Sapienti dei seguaci della Famiglia del Nunzio Divino dell’Islam, ed il conseguente loro consenso. Niente di tutto questo, si trattava invece di aprire ad un mondo che per lo più non vuole saperne d’Iddio, sia magnificato ed esaltato, e di trascendenza, ma quasi soltanto di degradazione infera. Per fare un esempio di quest’apertura, ci limitiamo qui a citare un fatto sconcertante avvenuto da poco tempo nella città di Bergamo, nella città a tal fine patria ostentata di quel preteso “Papa Buono”, il Papa dell’apertura, anzi dell’acquiescenza pedissequa.
Quando nell’occasione della locale parata di un “Gay Pride”, “orgoglio degli invertiti”, o dei pervertiti che siano, e ci si perdoni l’orrore anglo linguistico, la curia locale ebbe a proibire prima una messa riparatrice, e poi la recitazione di un Rosario, per pregare e chiedere perdono in occasione di quell’evento, che vede depravati vari andarsene ululando sconciamente, e ballando scompostamente, portandosi sulle spalle i loro, sic???!!!, sventuratissimi bambini, peraltro tutti più o meno denudati, maschi e femmine, usiamo qui volutamente l’appellativo animale, non quello umano di uomo e donna.
Abbiamo assistito invece, in una località dell’Europa orientale, alla riunione della cristianità locale riunitasi per reagire a questo evento increscioso piangendo e pregando, sia pure sotto la sferza dell’immonda Unione Euro Giudaica, che addirittura impone questi eventi per essere ammessi ai suoi orrori bancari. Ed a Bergamo, la città cattolicissima, si proibisce ogni riparazione in nome del papa Buono, del rozzo ed ignorante contadinotto bergamasco asceso, o meglio, come abbiamo visto, imposto illegittimamente sul soglio di Pietro.
Non diciamo qui delle innovazioni rituali seguite al concilio, dalla messa in latino, prima proibita, poi di nuovo concessa, quindi ancora vietata, con l’alterazione del verbo sacramentale, il cui cambiamento richiederebbe ben altre procedure che non un conciliabolo illegittimo, il che sarà grave soprattutto per loro, essendo la lingua del rito, se non della Rivelazione, qualcosa che esula, in nome di una sacralità rifacentesi alla trascendenza, dalla banalità triviale del linguaggio comune. O un Sacerdote che volge le spalle a Iddio, sia magnificato ed esaltato per volgerle alle comunità, o i motivetti da osteria che hanno sostituito il canto gregoriano, e così via dicendo.
La paciosità ingannevole tutta plebea da contadinotto bergamasco di Papa Roncalli lo rese purtroppo assai popolare in tutto il mondo, dando luogo a quell’innovazione tutta framassonica ed a quella mentalità cosiddetta “ecumenica”, che non sappiamo se definire mondiale, dal significato dell’aggettivo ellenico, oppure mondana, per il fatto di prescindere, in nome di un’indifferenziazione ed indifferenza, da ogni trascendenza, da un’universalità che, com’è bene stato osservato da Evola, andrebbe ricercata semmai verso l’alto, non verso il basso dissolutivo dell’essere indeterminato e della materia prima.
Così come avvenne nel mondo dei seguaci della Famiglia del Nunzio Divino, in particolare per la loro ottava Guida, e per le sue discussioni illuminate, che facevano seguito peraltro a quelle del Nunzio stesso riportate nel Sacro Corano. Qui invece solo un precipitare verso la voragine. Tutti insieme, tutti uniti, ma scusi, quello non è Lucifero? Molti sono purtroppo, anche nella nostra comunità di seguaci delle Guide Divine infallibili, a farsi ingannare da quei sorrisi bugiardi e simulatori, da quella religiosità informe già propalata dalla massoneria mondiale, e dalla società teosofica anglo massonica di Annie Besant, con suo “parlamento delle religioni” nientemeno.
Alla morte precoce di quello che, invece che un puro e semplice eversore, avrebbe dovuto essere solamente un papa di transizione di breve durata, gli succedette quel Giovanni Battista Montini modernizzatore inveterato, già esiliato, negatagli la porpora cardinalizia, per chiudergli la via al Pontificato, da Pio XII nell’esilio dorato dell’arcivescovato di Milano. Appartenente ad un’antica e nobile famiglia lombarda, colto e raffinato, e distaccato, tanto da non renderlo popolare com’era stato invece per il suo predecessore pacioso e plebeo. Nondimeno accomunati da un’inguaribile ed insana smania d’innovazione.
Ed a questo medesimo riguardo, ben si potrebbe dire, come per i Manfredi di Dante, “orribil furon li peccati miei”. Soprattutto, la scomunica, vale a dire l’esclusione dalla comunità e dai suoi riti, comminata a chi celebrasse la messa tridentina in latino, con tanto di piccola secessione della Comunità di San Pio Decimo del Vescovo francese Lefevre. Ma suo fu un peccato capitale, vale a dire, il rifiuto d riconoscere l’entità criminale dei Savi di Sion proclamatasi Stato d’Israele. Il che gli costò un ritardo nella causa di santificazione.
Gli succedette un semplice contadinotto veneto, un “povero Cristo”, com’ebbe a definirsi egli stesso irriverentemente, Giovanni Paolo Secondo. Dove andrà sottolineato, di questi due ultimi Pontefici, il richiamarsi nei loro nomi composti, in primis ad un deviato illegittimo, un Antipapa, come anch’essi furono a tutti gli effetti con i loro conclavi o irregolari, od alterati da nomine indebite da parte di un indebito, ed in secundis a quel Paolo che aveva chiuso, con la sua smania d’innovazione, con la Legge Mosaica, creando un’altra religione.
Ma durò pochi giorni. Forse per avere messo il naso nelle finanze Vaticane, e nei suoi rapporti indecenti. A questo riguardo, e questo discorso andrà avanti con il suo con il suo successore, va osservato che in Italia, dagli anni cinquanta sino a non molto tempo fa, vi tutta una serie di omicidi o morti sospette di personaggi eccellenti, da Enrico Mattei, ad Aldo Moro, a Michele Sindona, a Roberto Calvi, ai Giudici Falcone e Borsellino, che legavano mafia, finanza, Vaticano, stato nazionale, servizi segreti locali ed esteri, con connessioni internazionali.
Aventi tutta una serie di fini, di deviazione pubblica interna, o di sovversione estera, come fu per il blocco orientale, miranti in definitiva a creare tutto un insieme di asserviti dalla testa ai piedi ai poteri ed alle mene della finanza giudaica internazionale, con le sue radici infere, prescindendo da tutto quello che era stato un precedente orientamento partitico popolare, pur con le limitazioni del caso, per ridurre il nostro sventurato paese, secondo un processo che era stato iniziato dalla seconda guerra mondiale, con il 25 Luglio, l’8 Settembre, il 2 Aprile, ed il 2 Giugno, ad una vile pedina asservita alle radici infernali della colonizzazione mondiale bancaria e produttiva anglo giudaica.
Ma di questo in seguito. Il semplice pretino della campagna veneta assunto sul soglio di Pietro fu certo una delle vittime eccellenti. Ma andiamo avanti. Contro le sue iniziative d’indagine, e forse di pulizia finanziaria, ci si aspettava dai poteri forti qualcosa di più, ed una persona atta alla bisogna. Gli succedette uno sconosciuto presule polacco, che non aveva partecipato, come altri prelati insigni di Polonia e d’Ungheria, alla lotta contro le prevaricazioni dei locali regimi comunisti, ma pronto a fare la sua parte. Forse il peggiore sino ad ora.
Certamente un giudeo franchista. Va rilevato che già il suo predecessore era assai stato vicino alla congrega criminale dei Savi di Sion, che avevano acclamato alla sua elezione. E che Papa Roncalli, con un suo celebre gesto, aveva benedetto, di passaggio, i giudei del ghetto di Roma. Ma il loro successore era, e doveva essere ben peggiore. In Polonia si era diffuso da tempo, non sappiamo da quando, un movimento nascosto, quello di Jacob Frank, che faceva seguito, non sappiamo se e come gli fosse legato, a quello di Sabbatei Zevi in Turchia, ci si perdonino le inevitabili storpiature di scrittura, il quale, ribellatosi al Sultano e catturato, finì con l’accettare l’Islam.
Ma i suoi seguaci si convinsero fosse simulazione, e lo acclamarono addirittura come Messia. Da questo nacque tutta una serie di travestiti, ottimamente inseriti agli alti livelli statali e religiosi, che dovevano esercitare sulla Turchia un’influenza nefasta, dai Giovani Turchi, ad Ataturk, in nome di un nazionalismo male illuminato ed antireligioso, che portò ad una serie di disastri, sino alla disfatta nella Prima Guerra Mondiale, con lo smembramento dell’Impero, e la perdita di quella Palestina, nella quale Musulmani, Ebrei e Cristiani convivevano pacificamente, ancora non finita nelle grinfie degli invasori di Sion, che da allora incominciarono a penetrarvi.
Nella Polonia, tra una nazione che più di ogni altra, assieme agli ucraini, odiava sinceramente Ebrei e Giudei, ci teniamo a distinguerli, e costoro non li distinguono, a differenza dei palestinesi, si sviluppò un movimento simile. Da loro vennero i terribili Pogrom, le stragi dell’età zarista, oggi del tutto dimenticate per ragioni di convenienza, da loro i famigerati “capò”, tutti giudei e comunisti, che dominarono ed infestarono, rendendoli tristemente famosi, i campi d’internamento tedeschi della Seconda Guerra Mondiale, dando luogo alle successive speculazioni, come spiega il francese Rassinier, socialista partigiano ed internato.
Ora rammentiamo che vari anni or sono, sulle pagine di un supplemento di una rivista del Bel Paese completamente asservita, del resto come il Bel Paese tutto, al potere mondializzatore dei Savi di Sion e degli anglosassoni loro manutengoli, venne pubblicata una sconcertante intervista ad un figuro, un giudeo residente nella Palestina occupata ed usurpata, il quale proclamava, senza nessun pudore o reticenza, che il Pontefice Romano allora in carica sarebbe stato un loro amico fidatissimo, per non dire un loro reggicoda prezioso.
Il giudeo suddetto narrava dunque di essere stato studente in Polonia da giovane, in un istituto i cui allievi erano metà Giudei, e metà cattolici, certamente giudei franchisti, in quella cattolicissima Polonia che allora li odiava tutti, senza distinguere tra Ebrei seguaci di Mosè, la pace su di lui, e Giudei seguaci di Giuda iscariota, con chi lo aveva preceduto e seguito, sino ai nostri giorni nefasti. Sembrava dunque di capire da costui, che il Pontefice allora sedente era a tutti gli effetti un Giudeo franchista sotto mentite spoglie!
Tant’è vero che Carol Wojtyła, Papa Giovanni Paolo II, alias Papa Giovani Papa Polacco, si affrettò a riconoscere lo stato d’Israele, ponendo fine ad una tradizione millenaria risalente allo stesso Gesù, la pace su di lui, che li aveva bollati, i Giudei, non i seguaci sinceri di Mosè, la pace su di lui, come figli di Lucifero. Tanto che in tempi recenti, prima del Concilio Vaticano II, Pio XII, alla richiesta di riconoscere il sedicente stato d’Israele, avrebbe risposto, “voi non avete riconosciuto Gesù la pace su di lui, e noi non riconosciamo voi”.
La cosa lo portò al vertice della popolarità mondiale e mondana, facendone un vessillifero della pace, non quella di Gesù, la pace su di lui, ma quella di Giuda Iscariota, del vitello d’oro, degli zelati, dal che venne portato ad ingannare quasi tutti, a volte persone di grande valore, che ritennero, ignorandone gli antefatti che ne facevano a tutti gli effetti un Giudeo Antipapa, di dovere rispettare la sua figura esterna, pur condannandone talora severamente l’agire, come fece l’Imam Khomeini, la misericordia d’Iddio su di lui.
Il suo pontificato, od antipontificato, fu tutto un succedersi di abusi e buffonate. Riceveva personaggi deprecabili, come fu per il giudeo, omosessuale e comunista Bob Dylan, chiamato a cantare per lui, creava gruppi ridicoli di sostenitori come i Papa Boys”, ci si perdoni l’anglo obbrobrio, cantava su disco con vece abominevole false invocazioni, se ne andava per il mondo a baciare la dea terra, invocava la pace, per ricevere subito dopo il guerrafondaio presidente americano Bush, forse il peggior criminale di guerra di tutti i tempi.
Dopo il suo attentato assai sospetto, non si capisce dovuto a chi, noi sospettiamo i servizi segreti occidentali per suscitare una rivolta antisovietica nell’Europa Orientale, faceva addirittura mettere la pallottola che lo aveva colpito dentro la corona della Madonna di Fatima in processione. Si faceva ricevere con tutti gli onori e fraternizzava con il sanguinario Dittatore cileno Pinochet, messo a quel posto dell’infame Segretario di Stato americano Kissinger, e dalle armi, e dai servizi segreti statunitensi.
Ma soprattutto aizzava il furore dell’ingenuo e sprovveduto popolo polacco, che convertito all’amicizia giudaica dopo secoli d’ostilità apparentemente irriducibile, si scatenava contro l’Unione sovietica, con l’aiuto dei servizi segreti occidentali. Portando in breve alla demolizione sua e dell’apparato statale e militare che le faceva capo, tanto che l’Europa Orientale veniva trasformata in un campo trincerato della Nato guerrafondaia, e delle multinazionali oppressive dell’Occidente e delle sue banche. Vale a dire, dal male al peggio.
Proclamava i Giudei, con una spaventosa confusione tra un ramo morto o corrotto e una filiazione legittima, in ogni caso semplicemente fraterna, addirittura “fratelli maggiori” della cristianità, e si dava a rivedere con argomenti ridicoli cui ebbe parte il suo successore Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la questione del “deicidio” confondendo tra l’imputazione giuridica e quella effettuale, ed asserendo che noi tutti avremmo ucciso Gesù, la pace su di lui, con i nostri peccati, non loro, scevri da ogni colpa.
Faceva finanziare i moti polacchi con i cosiddetti “pietro dollari”, soldi sospetti, forse di origine anche mafiosa, tanto che il banchiere Calvi, che li aveva largiti, ridotto che fu alla bancarotta, li richiese indietro, e venne stranamente trovato impiccato, e Sindona, arrestato dopo una sfolgorante carriera, finanziaria, venne trovato avvelenato in carcere. E della giovane Manuela Orlandi, figlia di un dipendente Vaticano, si perse ogni traccia, non si sa perché e per opera di chi, si disse per coprire qualche intoccabile che ne aveva abusato.
Alla fine, dopo che vicino al supposto sepolcro di Pietro venne trovato un nido di serpenti, dopo essere caduto davanti al soglio pontificio rompendosi un osso, ridottosi a farfugliare incomprensibilmente, sbavando come un grosso cane, durante quello che fu il suo ultimo discorso, prendeva a contorcersi come da ossesso e posseduto, segno certo questo del suo infausto destino ultimo, passando dopo poco a peggior vita. L’ebreo franchista Papa Giovanni Papa polacco era presumibilmente finito diritto all’Inferno, sua patria d’elezione.
Dopo avere convocato ad Assisi gli imbecilli di tutto il mondo per una cerimonia per la pace…ma no, non erano nella stessa stanza, ma erano là… e che ci facevano nello stesso luogo…per una cerimonia per la pace, forse quella dell’Anticristo, presso il sepolcro di Francesco venne intronizzato il Budda, guarda caso, il fondatore della religione del nulla, e venne versato davanti all’altare maggiore il sangue di povere vittime animali. Ma andiamo ancora avanti. Dopo di lui una qualche speranza per gli uomini di buona volontà.
Gli succedeva un insigne pensatore, si disse, vale a dire il tedesco Ratzinger, Benedetto Sedicesimo, già Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ricomponeva la secessione dei Lefebvriani concedendo la recitazione in latino. Ma chi era costui? Già giovane, poi pentito a guerra finita, della gioventù hitleriana, convertitosi poi, di male in peggio, agli orrori giudeo americani, era quello che aveva sostenuto nel nuovo catechismo, a lui dovuto ed al suo sodale Wojtyła, che non i Giudei, certo liberi da peccato, ma noi stessi avremmo ucciso Gesù, la pace su di lui nientemeno.
Che si dava a ricevere con tutti gli onori l’immonda Oriana Fallaci, baldracca fallita e fuori uso oramai rosa dal cancro, forse in un momento di tregua delle sue esternazioni pietose e farneticanti contro l’Islam ed i tutti Musulmani che ella di certo conosceva uno per uno, per giudicarli tutti. E l’infame Magdi Allam, egiziano adottato da un giudeo italiano, convertendolo non si sa bene a che cosa, finto musulmano che insultava ed insulta l’Islam a pro dei soli Giudei, un agente dei servizi segreti che più volte aveva avvicinato dei fratelli nel tentativo di carpirne non si sa quali segreti.
Proclamati i Giudei addirittura “nostre radici”, più ancora del verbo di Wojtyła, asseriva in Piazza San Pietro, alla presenza di tre sodali del Collegio Americano dalle fattezze luciferine che vociavano un improbabile “Dio benedica l’America”, essere gli Stati Uniti una nazione profondamente religiosa, sì di Lucifero e dell’Anticristo. Altrimenti a che, per tacere degli altri orrori, l’appoggio sostanziale all’entità criminale proclamatasi “stato d’Israele”, e la partecipazione inamovibile a tutti i suoi crimini nefandi, solo da loro resi possibili?
Che veniva ricevuto alla Casa Bianca a festeggiare il suo ottantesimo compleanno dal campione delle stragi e dei genocidi George Bush. E si dava a condannare dal basso della sua non autorità lo sforzo per la fede dei Musulmani, volgarmente la “Guerra Santa”, retrocedendo poi alle loro proteste con l’attribuire ad un altro le sue valutazioni. Ma allora a che pro la citazione? Ma tutto questo non bastava ai poteri luciferini che dirigono la bisogna. Ci voleva di più che non uno in un qualche modo compromesso ai loro occhi con la tradizione.
I conti bancari vaticani vennero fermati dal solito Giudice italiano asservito ai poteri forti, fino alla elezione del successore dopo la sua rinunzia, o ritiro, o messa da parte, non sappiamo bene che dire. Fatto eccezionale che non aveva precedenti siano dai tempi di Celestino Quinto, l’uomo del “gran rifiuto” di Dante. Fatto eccezionale, di certo imposto dall’esterno dai poteri di Lucifero. In ogni caso l’uomo dell’immonda Fallaci e del provocatore Magdi Allam se ne era andato. Fatto sta che qui era avvenuto un qualcosa di assai importante.
Egli avrebbe rinunziato al “ministerium” vale a dire all’ufficio pietrino, e non al “munus”, ovverosia alla carica ed alla prerogativa pontificia. Che cosa vuole dire tutto questo? Che dopo cinque Antipapi successori di Gregoria XVII, non c’era più un Papa. Infatti dopo di lui, significativamente senza nessun numero d’ordine, ecco Papa Francesco, il Papocchio Franceschiello, diciamo noi. Che si dà ad osare quello che prima di lui nessuno aveva osato, neppure il Giudeo franchista Papa Giovanni Papa Polacco.
Comincia col dire quello che neppure i protestanti, nella loro pretesa illuminazione individuale dallo Spirito Santo, avevano osato dire, che noi saremmo giudicati per le nostre sole intenzioni, nella sua intervista al senza dio Eugenio Scalfari. Si dà ad esaltare la peggiore immondizia mondana nelle persone di Marco Pannella ed Emma Bonino, i peggiori mondializzatori, finanziati da Soros, strenui fautori in nome di non si sa bene quali diritti civili, di aborto, di droga di eutanasia libere, e chi più ne ha, più ne metta, in questa bottega degli orrori.
Sostiene che Martin Lutero non sarebbe stato un ribelle, un deviato, un rinnegato, ma un buon riformatore, ordinando ai poveri Sacerdoti di proclamare dai pulpiti questa bestemmia. Cambia le preghiere con correzioni deprecabili o fuorvianti, che negano tra l’altro l’onnipotenza divina, che si estende anche al male. Insulta Gesù, la pace su di lui dandogli dello “scemo”, inorridiamo alla sola menzione. Fa insultare Iddio stesso sia magnificato ed esaltato, per bocca della sua Santa madre Maria, la pace su di lei, “mi hai truffata ed ingannata”.
O l’appellativo sempre di Santa Maria, madre di Gesù, la pace su di loro, come quella che va veloce, per aiutarci, richiamo palese ad una pellicola su Vesna, prostituta dell’Europa Orientale, che “va veloce”. Noi abbiamo qui menzionato solamente alcuni degli obbrobri, che sono stati esposti da altri, dal punto di vista della dottrina cattolica, in una lunga lista. Quindi il viaggio nella Palestina occupata, nell’entità criminale dei Savi di Sion proclamatasi “stato d’Israele”, con la visita alla sepoltura di Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista, esaltato da lui come uomo pubblico eminente. Luogo attaccato anni or sono da Ebrei rimasti fedeli alla Legge di Mosè, la pace su di lui.
E la visita in Iraq, con la scusa di celebrare l’investitura di Abramo, la pace su di lui, con l’invito rivolto ad esponenti Giudei della Palestina occupata, rifiutato dal governo iracheno, e la visita all’Ayatollah Sistani con la sua severa reprimenda, e così via dicendo, in una lunga lista. Lo schiaffeggiatore di donne cancellò il permesso della Messa tridentina in latino, riducendo allo stato “laicale”, vale a dire in miseria, poveri vecchi Preti che s’ostinavano a continuare a celebrarla. Ma veniamo da qui al culmine di tutte queste nefandezze.
In San Pietro portava in processione l’orrendo simulacro di una giovane donna nuda e gravida, non si sa di chi, si è detto dell’Anticristo, la cosiddetta Pachamana andina, e la benediceva, perché anche un simulacro immondo e fallace va consacrato dagli agenti di Lucifero, davanti alla quale, e a certe strane piante, si prosternavano i suoi manutengoli, frati francescani, ridotti come sono. E quando alcuni fedeli cattolici, posta che era stata in una chiesa romana, lo gettarono nel Tevere, ritrovata che fu dai Carabinieri, chiese scusa per l’accaduto!
E da ultimo, pochi mesi prima di passare a peggior vita, la visita di lui in persona, un sedicente, preteso e presunto Pontefice Massimo Romano, a quella schifosissima Emma Bonino, che da giovane faceva abortire le donne inserendo una pompa di bicicletta nelle loro vulve, proclamandola donna eminente, com’era stato anche per l’abominevole Marco Pannella, suo defunto sodale. Tutti orrori sena nome. E le avrebbe anche portato alcuni doni, non si sa se anche una pompa di bicicletta per farle continuare il suo mestiere infernale. Femmina peraltro finanziata dal Giudeo Soros delle rivoluzioni colorate.
È stato affermato da alcuni sprovveduti, peraltro strenui lodatori del Giudeo franchista suo predecessore, che egli sarebbe stato non un cristiano, ma uno gnostico. Ora lo gnosticismo anticristiano dei primi secoli dell’era volgare, ispirato dal Manicheismo, asseriva un modo spirituale separato ed opposto alla corporeità, com’è anche per la Maia dei contemporanei neo indù anglo massonici. Nulla di tutto questo in lui, ma invece una propensione per un’autorità pretesa assoluta, quella della Dea madre, vergine e baldracca, violenta o melliflua.
Con cui si pretende di ovviare ai limiti esistenziali, non con un’ascesa perfettiva che esuli dai loro difetti, ma con una confusione che sarà il perfetto contraltare ingannevole ed invertito dell’Unità Divina Trascendente. La confusione appunto della Dea Madre, della Pachamama, il papocchio, per dirla alla romanesca, del Papocchio Franceschiello. Che se ne andava per il mondo a bandire la sua velleitaria unione religiosa infera, non unità trascendente, prettamente framassonica, com’era stato per il Giudeo suo predecessore.
Com’era stato per il “Parlamento delle religioni di teosofica memoria, al tempo di Annie Besant, in nome naturalmente di sua satanica Maestà britannica, e dei suoi ministri e banchieri giudei. E tanti ingenui o sprovveduti gli hanno fatto ala, purtroppo anche tra i nostri, talora persone di grande valore. Come ad Astana, in Kazakistan, leggi “Satana” a lettere trasposte, dove superava di fatto quel Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane, d’ispirazione protestante e massonica, cui la Chiesa cattolica si era sempre rifiutata d’aderire. O arrivando a fraternizzare in Svezia con un Vescovessa luterana e lesbica.
La visione massonica del mondo vede un processo d’ascesa dall’inferiore al superiore, il preteso progresso, dal nulla al Grande Architetto dell’Universo, che al più lo manovra come l’orologiaio di Cartesio, da un nulla, un essere indeterminato, una materia prima, del tutto scevra di capacità creativa e distintiva, al cui cospetto tutti sono uguali, come nella Rivoluzione Francese, o come nella pretesa di un Hegel, mutuata dalla separazione protestantica che sostituisce la cieca fede paolina all’ascesa intellettiva e volitiva, che vede un nulla identico all’essere indeterminato, da cui procede il moto ed il mondo, o una mente originale di Dio prima della creazione, dalla quale procede il mondo.
La “rabies theologorum” di cui blaterava Lutero, si era rivoltata, in nome della libertà di coscienza e dell’ispirazione divina individuale, nella Rabies Filosoforum, da Wolf, a Kant, a Fichte, a Schelling, a Hegel, e così via dicendo. Ora dicevamo, che il Papocchio Franceschiello, ignorantissimo come del resto tutti quegli Antipapi che lo avevano preceduto dal Papa Buono, fatta eccezione per Montini e Ratzinger, bandiva una concezione, o visione, che di religione non ne aveva sentore, della completa indifferenza avente origine dal nulla puro, che procedeva attraverso l’essere indeterminato e la materia prima, ossia da quella Dea madre vergine e prostituta, che assume in sé in tutta indifferenza, senza trascenderle, tutte le esistenze.
Se il Giudeo franchista papa Giovanni Papa Polacco si era rivolto in primo luogo ai Giudei, ai nemici di Mosè e di Gesù, la pace su di loro, il Papocchio Franceschiello, abusando tra l’altro della popolarità di Francesco d’Assisi, la cui dottrina capovolgeva e trasformava nella propria, si rivolgeva a tutti indifferentemente, in una confusione contraltare dell’Unità Divina, in una separazione caricatura della distinzione intellettiva, tra sogghigni e sorrisi, carezze e schiaffoni, facendo visita e ad un eminente seguace della Famiglia del Nunzio Divino, e ad Emma Bonino.
Visitando i cristiani orientali, e la sepoltura di Teodor Herzl, incontrando il patriarca di Mosca Demetrio, ed Eugenio Scalari, sempre rifacendosi a quella Madre Terra, tellurica ed infera, che lo ispirava in quella sua pretesa mondializzatrice anticipatrice dell’Anticristo, passando per le pretese dei poteri forti mondani di questa nostra età di tenebra, per il bombardiere guerrafondaio Obama ed il genocida Netanyahu, di questo nostro tempo ultimo, anzi penultimo, se non facciamo astrazione dal passaggio dalla rigenerazione e restaurazione finale divina della Guida Attesa e di Gesù, la pace su di loro.
Tanto da avere voluto essere sepolto proprio in Santa Maria Maggiore, l’unica femminile tra le quattro sedi primaziali maggiori di Roma, non certo in ossequio a Santa Maria Madre di Gesù, la pace su di loro, che insultava, ma a quella vergine baldracca infima che lo aveva sempre ispirato, ai cui nodi era fedele, vale a dire, i nodi cui fa seguito la dissoluzione infera del solve e coagula massonico. Vergine baldracca che certo lo avrà accolto, come tutti i suoi simili, lui il papa “liberale” per eccellenza, nel suo seno all’inferno.
Ora vogliamo procedere ad un’ultima nota nei suoi confronti, per poi procedere oltre. Non riusciamo a capire la considerazione per cui un simile figuro infernale, che in Iraq per celebrare pretestuosamente Abramo, la pace su di lui, aveva fatto invitare a fianco di Musulmani e cristiani i rappresentanti dei Savi di Sion e del loro sedicente “stato, richiamandosi al patto bestemmia del genocida infernale Netanyahu con quei beduini vigliacchi e traditori, “i più pertinaci nella miscredenza e nella simulazione”, recita il Sacro Corano.
Non riusciamo per nulla a capire il rispetto ingiustificato per un figuro che, ricevuto dall’Ayatollah Sistani, che lo ha redarguiva severamente, si è prestato al tentativo di contrapporlo come uno spirituale a chi agisce, alla maniera dei framassoni, in nome della loro separazione e confusione, contraltare velleitario della distinzione unitiva divina, secondo le pretese infere della Dea madre dissolutiva contrapposta velleitariamente al Creatore del tutto, anche del male, apparente e mai assoluto, “il male che ha creato”, siccome recita il Sacro Corano.
Non riusciamo a capire le scritte abominevoli comparse in Iraq, tuttora occupato militarmente dai prevaricatori Americani, già sostenitori del sanguinario Saddam Husain, e ancora più sanguinari di lui, a proferire l’orrenda bestemmia “Noi ti apparteniamo, tu ci appartieni”, traduco dall’arabo. Dunque noi della Famiglia del Nunzio Divino apparterremmo a Lucifero, tramite quel suo rappresentante tutt’altro che da poco, un framassone adoratore della Dea Madre! Vergognatevi! “Riflettete, non sapete riflettere”?
È l’invito reiterato del Sacro Corano all’intelligenza superiore, non alla fede cieca, o alla semplice ragione, a quell’intelletto che è la prima produzione divina. Qui ci ritroviamo davanti a qualcosa che esula addirittura dalla legittimità formale. Avevamo detto di avere considerato l’andamento del Sommo Pontificato Romano, con tutte le incertezze del suo significato, in ragione della sua legittimità, specialmente negli ultimi secoli. E ripetiamo, si trattava di legittimità formale, esulando da morale, comprensione dottrinale, ed ispirazione divina.
Eravamo andati avanti per secoli, dalla pornocrazia papale, al ritorno da Avignone, al Concilio di Trento, sino alla morte di Pio XII. Avevamo visto qui una cesura ulteriore, che aveva dato seguito a cinque Antipapi, irregolarmente eletti sino a Ratzinger. Dopo il quale, avevamo visto ancora una cesura, non più nella forma, ma nella sostanza stessa. Il Papocchio Franceschiello non era più, a nostro modesto avviso, neppure un Antipapa, non è un Sommo Pontefice Romano. Questo per l’illegittimità dei collegi cardinalizi eletti dagli Antipapi.
Che il papocchio Franceschiello non fosse più un Pontefice, lo sostengono molti esponenti eminenti dl mondo cattolico, non soltanto noi. Siamo dunque alla fine? La celebre predizione di Malachia, Vescovo irlandese del medioevo, è certamente un prodotto costruito ad arte in tempi successivi, forse nel ‘500, non sappiamo, con riferimento ai motti pontifici, prima chiari, ma che divengono poi, per gli ultimi secoli, oscuri ed ambigui, di difficile interpretazione. Certo quel Malachia non aveva previsto gli ultimi cinque Antipapi.
Fatto sta, che con una perfetta corrispondenza si arriva sino all’elezione di Ratzinger. Dopo di lui la fine. Ma dopo di lui abbiamo avuto addirittura due elezioni. Elezioni del nulla, si potrebbe osservare. Un pagliaccio infernale, e ricordiamo qui che le maschere carnevalesche sono in realtà caricature infernali. Poi addirittura un americano, uno statunitense nientemeno, proveniente dagli Stati Uniti d’America, da sempre una delle tre avanguardie della dissoluzione infera, assieme al sedicente stato d’Israele, ed in Inghilterra, la sovranità luciferina degli Hannover, i Guelfi, o Welf, o wolf, i lupi.
Vale la pena osservare, come gli Stati Uniti d’America, a partire dalle sorelle Fox spiritiche, siano stati all’origine di tutta una serie d’infezioni settarie antispirituali, se si eccettua la società Teosofica, che nondimeno aveva la pretesa di riportarsi un’antecedenza, e sia pure con il Colonnello statunitense Olcott, che ne fu esponente di primo piano al tempo della Besant inglese, erede dalla fondatrice, la polacca Blavatsky, inglese d’adozione. Una generale pulsione dissolutrice luciferina, che mira a trasfondersi all’esterno dalla sua tana infera.
Ricordiamo la visita del Papocchio Franceschiello al traditore Obama, il bombardiere inveterato delle sue sette guerre. Ora avevamo detto degli orrori dell’immondo papocchio, della sua completa inconsistenza come Pontefice e come Antipapa, della sua propensione infera. Potrebbe essere solo l’inizio di una vicenda che, per via dell’accelerazione degli eventi, dovuta all’allontanamento velleitario dal Principio dell’essere, sarà brevissima, preludendo alla restaurazione finale, alla manifestazione della Guida Attesa, ed alla discesa dal cielo della trascendenza di Gesù, la pace su di loro.
Il “Petrus Romamus” finale, di cui nelle predizioni di Malachia, ammesso che si non tratti solo di qualcosa di meramente fattizio, andrebbe forse inteso come alcunché di comprensivo che potrebbe includere più persone, o addirittura più eventi contrapposti, se mettiamo insieme la dissoluzione infera incoata, con la restaurazione finale. A questo medesimo riguardo, che cosa potrebbe mai significare questo americano, anzi statunitense, lasciando in pace il povero Amerigo Vespucci? Non lo sappiamo, e lo confessiamo apertamente.
Solo che quello che possiamo rilevare a questo medesimo riguardo, sottolineando un passato difficilmente ricostruibile, data l’assenza di depositari della sua ricostruzione formale, e ci teniamo a sottolineare questa formalità, quello che ci pare di potere rilevare sarà la fine della cattolicità, almeno nel suo aspetto esteriore ed erroneo. Questo non nel senso di una qualche conservazione nascosta, non visibile, di tutte le sue premesse secolari, dall’ascesa al cielo di Gesù, la pace su di lui, o piuttosto da Paolo di Tarso, ma del ritorno alla sua realtà trascendente, anche da punto di vista dottrinale.
È stato detto, non senza una qualche ragione, che l’apparizione dell’Anticristo, dell’impostore deforme, potrebbe essere preceduta da una violenta persecuzione dei fedeli sinceri, vale a dire, quelli che si richiamano, dopo secoli di deviazioni, alla sua dottrina ed al messaggio reale di Gesù, la pace su di lui. Vale a dire, che non si tratterebbe più di fedeli alla messa tridentina in latino, o ad un corretto orientamento del rito, o dell’opposizione e messa in non cale delle deviazioni e degli abusi dottrinali post conciliari, quanto piuttosto di un ritorno della fede, vale a dire, della conoscenza, e delle opere.
Ora di un inizio di persecuzione si ha da tempo in qualche sentore all’interno dello stesso modo cattolico. Abbiamo sentito dire delle pretese propensioni al terrore di gruppi “integralisti” cattolici. Quello che più inquieta, sarà da un lato l’intromissione giudaica nel mondo cattolico, che ha dato origine ad un mostruoso catto giudaismo mai visto prima d’ora, della qual cosa avevamo già detto in un altro nostro scritto, e sempre ci dispiace citarci, che va di pari passo con il suo assorbimento, di gran parte del mondo protestante, e di una parte del mondo musulmano sunnita, col famigerato e luciferino “Patto di Abramo”, tra Netanyahu ed i beduini beoni, vigliacchi, e traditori.
Dicevamo la dottrina deviata antimosaica, che va aventi dai fratelli di Giuseppe, la pace su di lui, a Core, al vitello d’oro, agli zeloti, alla banca Rotschild, giungendo poi, col passare per quei Savi di Sion i cui protocolli non sono stati mai smentiti a sufficienza da nessuno, ma il cui aspetto operativo è stato riconosciuto da tutti, fatta slava, per loro, la falsità della sua fonte, sino all’orrore antiumano ed antidivino di quella prevaricazione infernale dedita al sacrificio infero proclamatasi “Stato d’Israele”, in attesa dell’Anticristo, o dell’impostore deforme, vale a dire, del loro Messia, dell’unto di Lucifero.
Del che non mancano i vari segni inequivocabili, dalla giovenca rossa, all’occupazione della Siria da parte dei Giudei e dei loro immondi manutengoli, dove si manifesterà, in attesa che venga definito il luogo dell’antico Santo dei Santi, con la persona, un discendente di Aronne, la pace su di lui, che colà la dovrà sacrificare, per suscitare, nella sua evocazione di potenza luciferina, quell’orrore infernale, destinato quasi subito, dopo avere tentato di prendersi il mondo, alla disfatta ed all’annientamento finale.
Dicevamo di questa dottrina deviata, introdottasi anche sul soglio di Pietro, e nelle menti pervertite dei suoi fautori e propugnatori, avendo significativamente fatto capolino col nido di serpenti presso il suo sepolcro. Manifestatasi con fulmine che colpì la cupola di San Pietro dopo la pretesa elezione del Papocchio Franceschiello. Ma sia pure con questi segni, la persecuzione generale era di fatto già partita, procedendo dallo Stato dei Giudei, e proprio da quegli Stati Uniti d’America che pretendono d’avere dato un Papa.
Ingoiato quasi tutto il mondo protestante, a dispetto dell’iniziale ostilità di Lutero, oramai loro manutengolo perverso, si stanno scagliando contro il mondo Ortodosso, specie la fortezza del Monte Atos, ed il patriarcato di Mosca, suscitando contro la Grande Russia quella piccola Russia di Kiev, in antico all’origine del loro stato, sotto la guida di un giudeo dedito alla cocaina, ed alla perversione d’Occidente, con una persecuzione, l’ennesima dopo la sovversione comunista ed i Sovrani modernizzatori, da Pietro il sanguinario alla baldracca tedesca Caterina, cui quel popolo indomito ha sempre resistito con valore.
Dopo che la penetrazione delle sette fanatiche luciferine dei giudeo-protestanti americani ha giudaizzato tutta una parte del mondo orientale, a cominciare dall’India, oggi in buona parte anglo giudeo massonica in nome di Kalì la sanguinaria. Dopo che la resistenza si è concentrata in Grecia nel baluardo del Monte Atos, sempre refrattario a quello staterello massonico, sin dalla ritirata ottomana. Abbiamo in prima linea l’Islam, dove la lotta si fa dura e varia. Dove facendo leva sui Regoli beduini arricchiti, e simulatori, e beoni, e miscredenti, e vigliacchi, e traditori, si tenta di colpire al cuore, vedi l’infame “patto di Abramo” tra beduini e Giudei, la santità stessa di questo mondo.
Nel mentre l’Occidente si perdeva in deviazioni contrapposte, ed esagerava o l’umanità di Gesù, la pace su di lui, nel senso dell’“inanitio”, dello svuotamento umano di Paolo, o la sua esaltazione od obliterazione divina, mentre l’ebraismo si faceva in buona parte prendere da quelle deviazioni, che avrebbero portato alla fine all’abominio del “popolo dio”, forse la premessa dell’”abominio della desolazione” di Daniele”, la pace su di lui, di cui qui ribadiamo, contro certe pretese pretestuose, la stazione inconculcabile d’Inviato dell’Altissimo. E vale la pena sottolineare che i veri ebrei sono anch’essi duramente perseguitati, nella Palestina occupata, ed altrove.
L’Islam, quello puro ed incorrotto, stabilisce il valore significativo letterale, o “simbolico”, come ricorda il maestro Al Allawi citato dal Burkart, di quegli assunti avulsi dalla trascendenza che invece loro compete, da quell’Essenza d’Iddio, sia magnificato ed esaltato, che non conosce relazioni d’origine, a cominciare dalla filiazione, con le loro pluralità derivate, che non conosce incarnazione, ma discesa produttiva dalla Trascendenza inconculcabile, che non conosce funzioni sacramentali ricondotte alla relazione divina, ma significazione della Sua Legge e delle opere come adito alla Sua Trascendenza.
Vale a dire, invece che negazione, trasposizione superiore. Che non conosce sacrificio, ma discesa esistenziatrice dal Creatore non conculcato, che non conosce fede cieca, ma conoscenza foriera di opere che la riproducono esaltandola, e così via dicendo. Vale a dire, com’ebbe a dire un nostro fratello, la cristianità, oggi e non solamente, vive nell’Islam puro ed incorrotto della Famiglia del Nunzio Divino, che la comprende ed esalta, con tutti i Suoi Inviati, coi loro gradi, che la porta alla trascendenza in virtù di quell’intermediazione vicaria che avvicina ad Iddio, sia magnificato ed esaltato.
Questo in virtù di quella Famiglia, della Gente della Purezza, questo a subentrare ad ogni rifiuto, ad ogni santità arbitraria, ad ogni immagine o arbitraria, o anche radicata nella santità, com’è per l’Oriente Cristiano, senza neppure negare, com’è per un protestantesimo privo di scritture, che non siano quelle velleitarie che privano di conoscenza, il cui surrogato ha eliminato tutto il resto, in mancanza di una legge che non sia quella sociale ed utilitaria, sino a portare agli orrori dell’uncino inglese e di sua Maestà satanica, e degli Stati Uniti di Lucifero.
Ed al tentativo degli Stati Uniti di Lucifero d’ingoiare il mondo nella sua realtà infernale di grande Satana, attraverso l’escrescenza tumorale impura delle sue banche giudaiche e del potere produttivo corporeo, civile e militare, luciferino ed ingannatore, oltre che distruttivo. Rimane l’Islam, preso tra Bahai e Wahabiti, ed altri deviati vari, oppresso ed invaso, bombardato e dominato, sfruttato e conculcato, blandito ed illuso, affamato e disprezzato, imprigionato e trucidato, e così via dicendo, nei suoi singoli e nei suoi popoli.
Questa persecuzione, che oggi ha raggiunto momenti e livelli terribili, è quella principale e fondamentale, come mostrano i fatti, avendo in realtà al suo interno quello che è il suo obiettivo finale, la qual cosa peraltro prelude alla sua immancabile vittoria finale, che sarà, contro baldracche e mercenari, ignoranti e pervertiti, quella finale di Gesù, tornato nella sua realtà anche corporea dalla sua stazione trascendente, e della Guida Attesa, discendente legittimo e degno erede dell’ultimo Inviato d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato.
Verranno non a combattersi, come pretendono certi ignoranti colpevoli, ma a combattere invece assieme, l’uno discendendo, l’altro manifestandosi, i nemici prevaricatori velleitari d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, l’uno a sigillare anche nella manifestazione terrena quella santità universale che include, lo include, e profonde, l’altro a sigillare quella sua conclusione eminente che in detta universalità si radica, radicandola da sé. Sarà così che avrà termina questa persecuzione in atto, che andrà avanti sino al loro avvento.
Oggi nella Palestina, quella Palestina occupata più che da uomini, da belve luciferine, vomitate da quell’Inferno che mirerebbe velleitariamente a fagocitare questo nostro livello d’esistenza, con noi che ne siamo parzialmente parte, si sta combattendo una lotta radicata, al di là di tutte le apparenze, nella sublimità dell’eminenza divina, che debellerà quel serpente a cui ha consentito momentaneamente d’uscire dalla sua tana, alfine d’esplicitare nella sua onnipotenza onnicomprensiva una delle possibilità dell’esistenza.
La possibilità negativa, non assoluta, vale a dire, come recita il Sacro Corano, “il male che ha creato”, dal quale dobbiamo cercare in Lui rifugio, dalla sua oscurità, dal suo Inferno, da quei nodi esistenziali che da lui vengono ed a lui tornano, con tutti i suoi nefandi agenti prevaricatori. Una violenza composita questa, che avrà vari oggetti, diretta dall’”Imperator del doloroso regno”, che va dagli ingenui cattolici ligi alla loro ultima tradizione, agli ebrei che abbiano saputo conservare la loro fedeltà alla Legge di Mosè.
Ai cristiani orientali che hanno saputo travalicare la corporeizzazione cattolica, agli indù che abbiano saputo ricollegarsi attraverso Krishna alla Legge originale di Manu ed al solo Iddio dei Veda, ai musulmani Sunniti che abbiano saputo restare fedeli alla legge dell’Ultimo Inviato, ai sufi che abbiano saputo rimediare operativamente alle deficienze della loro catena di trasmissione, agli sciiti, vale a dire, ai fedeli alla Gente dell’ultimo Nunzio Divino, che abbiano saputo rinunziare alle lusinghe di questo nostro basso mondo.
Opponendosi e rinunziando alle blandizie dei suoi poteri immondi, tanto da ricollegarsi alla trascendenza divina ribadendone, anche a questo nostro livello d’esistenza, l’assoluta Autorità, pur con il tramite da Lui voluto, in attesa del suo ultimo depositario. Questo sarà dunque l’ordine delle religioni. Nessuna indifferenza, e nessuna negazione assoluta, fatta salva ogni loro degradazione, che sprofondi all’Inferno quello che Inferno non era, ma grado perfettivo della manifestazione divina in ragione della discesa esistenziale.
Tutto questo noi ci permettiamo di opporre ai falsi, ed all’ultimo falso Pontefice Romano venuto dal Nord America. Non sarà dunque affatto, siccome dicevamo all’inizio di questa nostra disanima, che “habemus Papam”. Quella del Pontefice Romano, e con ci sarà qui bisogno di uscire dalla cristianità a questo riguardo, rifacendosi agli orientali, non certo alla deviazione protestantica, sarà una formalità, di per sé, a prescindere da abusi e falsificazioni, degna di un qualche rispetto, come è avvenuto per l’Imam Khomeini, la misericordia d’Iddio su di lui, e per l’Ayatollah Khamenei, Guide dei Musulmani.
Astraendo da quella sua perversione profonda, interna ed in qualche modo occulta, che ha le sue origini più lontane, dopo l’ascesa al cielo di Gesù, la pace su di lui, nell’estinzione degli Esseni del deserto, e nella dispersione della comunità Giacobita di Gerusalemme legata alla sua famiglia, a pro di una sovrapposizione paolina che lasciò a Pietro l’aspetto formale della sua autorità e potere, protrattisi sino ai nostri giorni, con la creazione del “grande potere” al tempo dei carolingi, e le relative successive usurpazioni rifiutate dagli orientali.
“Habemus Papam” dunque, addirittura un Papa americano, nord americano nientemeno, nulla che abbia a che fare con il povero Amerigo Vespucci, non del Centro, non più del Sud America, come fu per il Papocchio Franceschiello, ma di quegli Stati Uniti massimo fomento luciferino contemporaneo. Inorridiamo all’esaltazione del pontificato fatta persino in taluni nostri ambienti, ma si sa, l’erbaccia attecchisce quasi ovunque. Inorridiamo al tentativo di diffondere, proprio per il tramite di questa dottrina pontificale deviata, una visione morale, anzi immorale, distorta all’inverosimile.
All’insegna di un “tutto è amore”, che non discerne più l’erba dal loglio, che prescinde da ogni penalità, senza sapere che è anch’essa amore divino, amore di un essere inconculcabile risparmiato dal suo annientamento. Che rende tutto lecito in virtù di questa confusione infera opposta all’unità distintiva divina, facendo d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, un insulso manutengolo, pronto a girarci attorno per sovvenirci in tutte le nostre aberrazioni, senza rimediare alle nostre debolezze, alle quali non s’estenderebbe la sua onnipotenza, com’è nella preghiera bestemmiatrice del Papocchio Franceschiello.
Non abbiamo un Papa dunque, ma abbiamo delle Guide reali, e non fittizie, con i loro delegati, abbiamo una dottrina trascendente ed operativa, abbiamo un sostegno senza incrinature cui appigliarci sempre e solamente, con i Suoi tramiti da Lui voluti. Abbiamo una forza da lui donataci, per opporci a tutte le prevaricazioni mondane, che tentano di conculcarci, o d’insinuarsi per tentarci e deviarci, a modo di prova latrice di merito, la prova da Lui voluta e da Lui premiata, con quella punizione da Lui largitaci, o beneficio esistenziale correttivo, od ostacolo di ulteriori prevaricazioni latrici di pene maggiori.
Dicevamo che solo questi strumenti, da Lui voluti, e da noi per Suo tramite, ci potranno salvare adesso, ed alla fine, da quelle pene e da quelle prove estreme che si prospettano imminenti, sino al manifestarsi di quell’Atteso, Suo sigillo, e di Gesù sua esternazione, la pace su di loro. Sino a che il serpente antico non sia rigettato nel precipizio di quella voragine che Egli ha creato per lui e per noi, per riempirla di uomini, di quelli che abbiano rifiutato la loro natura ed il loro patto primigenio riducendosi all’infimo dell’abiezione.
Sia di tutte le altre creature infernali, sin dall’origine della Sua creazione, come recita il Sacro Corano. Affinché noi si sia indotti ad accettarLo, ad adorarLo, a conoscerLo, ad obbedirGli, affinché una scintilla della Sua Luce Suprema inaccessibile abbia a trasfondersi in noi, compiendovi quell’assimilazione che Egli ha voluto di noi all’inizio nella nostra natura, dopo avere creato il resto del mondo, con le sue varie creature ai nostri piedi, perché noi ne facessimo un uso consono a Lui, ed alla Sua conoscenza Sublime.