di S.H. Nasr.
Una delle più disgraziate tendenze diffuse oggi in certe regioni del mondo islamico è l’adozione di ideologie che vengano accettate nel mondo occidentale aggiungendo ad esse l’aggettivo “islamico”.
Così abbiamo termini quali “democrazia islamica”, “socialismo islamico”, “razionalismo islamico” et similia. Siffatta tendenza, nel cercare di rendere gradito l’Islam modernizzandolo ed aggiornandolo, tradisce l’Islam riducendolo da un corpo integrale di principi avente una cosmovisione completa in un aggettivo che utilizza un nome, con una connotazione completamente distinta da quella della cornice della civiltà occidentale che ha dato vita a tali termini.
Di fatto, l’Islam può ricevere rispetto e anche adesione tra i non musulmani intelligenti, così come tra gli stessi giovani musulmani educati in Occidente, solo se viene presentato non come un’altra versione delle ideologie occidentali che risultano essere oggi alla moda, ma come un’alternativa ben chiara a queste ideologie, con un programma completo per la vita stessa e per l’opera totale dell’uomo in questo mondo.
Se la difesa dell’Islam deve appoggiarsi ad un gruppo di concetti deboli e in continua ritirata, la cui tecnica è quella di far apparire come islamico tutto ciò che è di moda, difficilmente potrà convincere le persone serie. In più, tali metodi faranno apparire l’Islam – di fronte all’osservatore intelligente – come un’ideologia occidentale di secondo ordine. Se l’Islam si presenta per esempio come socialismo o razionalismo, accadrà che l’uomo moderno serio, che è al di fuori del mondo della fede, cercherà la forma più pura di socialismo e razionalismo nelle stesse filosofie e ideologie occidentali, prima che nella loro imitazione islamica.
Ci sono certi musulmani moderni che in nome di ciò che per essi è un semplice Islam razionalista, che sostengono esser conforme con il mondo moderno, sono disposti a mettere da parte quattordici secoli di civiltà e di eredità intellettuale islamica, insieme con le scuole di sapienza e filosofia coltivate in esse. Poco sanno del fatto che i principali problemi sollevati dal mondo moderno alla religione – siano tali sfide il marxismo, il darwinismo o l’esistenzialismo secolare – possono trovare risposta non con una semplice interpretazione razionalista dell’Islam alla maniera della scuola salafiyyah e altre simili, ma ricorrendo a quel profondo tesoro di sapienza metafisica e filosofica di carattere tradizionale coltivato nel e dall’Islam, e legato nella sua gran parte alla gnosi, una sapienza che pur essendo logica e razionale non è semplicemente razionalista.
Sorge quindi la domanda di cosa significhi esattamente razionalismo nelle lingue occidentali. Bisogna distinguere tra l’uso normale della ragione e della logica, ed il razionalismo, che fa della ragione lo strumento esclusivo per raggiungere la conoscenza e l’unico criterio onde giudicare la verità. Si parla a volte di razionalismo aristotelico, sebbene nella filosofia di Aristotele vi siano intuizioni metafisiche che non possono essere ridotte a semplici prodotti della ragione umana; ma il razionalismo nel senso proprio del termine inizia nella filosofia europea moderna, sebbene esistano casi di esso anche nella tarda antichità.
Se per razionalismo si intende il tentativo di costruire un sistema chiuso che abbraccia la realtà nella sua totalità e basato soltanto sulla ragione umana, esso inizia allora con Descartes (Cartesio), giacché per lui il criterio massimo della realtà è l’ego umano e non l’Intelletto divino o l’Essere puro.
Il suo “cogito ergo sum” pone una limitazione alla conoscenza umana nel vincolarla al livello della ragione individuale e alla coscienza dell’ego individuale. Questa è la tendenza che raggiunge il suo culmine nel razionalismo dei secoli diciottesimo o diciannovesimo, prima che la stessa pesantezza del sistema razionalista iniziasse a produrre crepe all’interno del suo stesso muro di protezione, attraverso delle quali elementi irrazionali iniziano a penetrare dal basso.
Nel cercare di comprendere il ruolo della ragione nell’Islam è essenziale distinguere tra il razionalismo come sopra descritto e il rispetto per la logica, perché al suo proprio livello la logica è un aspetto della verità, e la verità (al-haqq) è un nome di Allah. L’intelligenza, in modo simile, è un dono divino che conduce l’uomo ad affermare la dottrina dell’Unità (al-tawhîd) e le verità essenziali della Rivelazione islamica. L’uso della logica nella visione del mondo islamica è come l’utilizzo di una scala che conduce l’uomo dal mondo della molteplicità verso il Divino.
Il razionalismo, come si sviluppò in Occidente – un Occidente nel quale l’uomo cristiano tradizionale era legato a Dio più per la sua volontà che per la sua intelligenza, come accade nell’Islam – diventò un velo che separò l’uomo da Dio e segnò la rivolta umana contro il cielo.
Il risultato dell’applicazione della logica e dell’intelligenza nell’Islam è la moschea la cui simmetria e regolarità è occasione per contemplare la Presenza divina. Il risultato dell’applicazione della scienza moderna occidentale, che è radicata nel razionalismo del diciassettesimo secolo, è la fabbrica o il grattacielo moderni che come la moschea sono geometrici e a volte simmetrici, ma che si distinguono da essa particolarmente per la mancanza di connotazione trascendente e, di fatto, rappresentano le opere di quel tipo di uomo che si è ribellato contro Dio.
Nella differenza tra queste due applicazioni della logica, tra la moschea o la casa musulmana tradizionali e il grattacielo o l’edificio di appartamenti moderni, si può osservare la profonda differenza tra il razionalismo in Occidente e l’uso della ragione e della logica nell’Islam.
Indubbiamente uno dei maggiori servizi che l’Islam può rendere al mondo moderno, dove la dicotomia tra ragione e Rivelazione o scienza e religione ha raggiunto proporzioni così pericolose, è rappresentare questa possibilità di unione tra Rivelazione e ragione tale come si trova nel Corano.
La fonte della Rivelazione nell’Islam è l’arcangelo Gabriele o l’Intelletto Universale. Intelletto (al-‘aql al-kullî nel linguaggio dell’hadith) e la stessa parola ‘aql significano etimologicamente, contemporaneamente, ciò che lega o limita l’Assoluto nella direzione della creazione e anche ciò che lega l’uomo alla verità, a Dio stesso. Nella prospettiva dell’Islam è precisamente l’‘aql quello che mantiene l’uomo nel retto sentiero (al-sirât al-mustaqîm) e gli impedisce di sviare.
E’ per questo che tanti versetti del Corano equiparano gli sviati a coloro che non possono utilizzare il loro intelletto (come nell’espressione “wa la yaqilun”, “essi non comprendono” o letteralmente “non usano il loro intelletto” – il verbo “ya-qulun” deriva dalla radice ‘aqala, legata ad ‘aql-; o il versetto “la yafqahûn”, “essi non comprendono”, dove il verbo “yafqahûn” è legato alla radice “faqiha”, anch’esso con il significato di comprensione o conoscenza).
Allo stesso modo, la conoscenza o scienza (al-‘ilm) nel linguaggio del Corano e dell’Hadith significa quella conoscenza che rende l’uomo cosciente di Dio, delle verità eterne, del mondo a venire e del ritorno a Dio. Questa è una verità innegabile, anche se tanti apologeti musulmani moderni equiparano l’“’ilm” senza nessuna restrizione né modifica alla scienza moderna, come se uno potesse salvare la profonda differenza dei tipi di conoscenza compresi dal semplice uso dello stesso termine per connotare i diversi tipi di scienza in questione.
Alcuni hadith hanno equiparato semplicemente l’‘ilm con la conoscenza dell’altro mondo, al-âkhirah. L’Intelletto, lo strumento attraverso il quale si ottiene questo tipo di conoscenza, che a sua volta è la fonte della Rivelazione ed esiste microcosmicamente all’interno dell’uomo, non deve essere confuso con la mera ragione. L”aql è nel contempo tanto l’intellectus o nous quanto la ratio o ragione. E’ nel contempo il sole celeste che brilla all’interno dell’uomo e il riflesso di questo sole nel piano della mente che chiamiamo ragione.
Una persona può andare dal riflesso alla fonte ogni qual volta l’‘aql non sia offuscato dalle passioni, sempre che si tratti dell’Intelletto sano, equilibrato e armonioso che nella terminologia islamica è chiamato al-‘aql al-salîm. Ma se l’‘aql è oscurato dalle passioni, dalla nafs, allora può tramutarsi nel velo che nasconde l’uomo al divino e lo svia. Se non fosse così non vi sarebbe alcuna necessità della Rivelazione. La Rivelazione è la manifestazione macrocosmica dell’Intelletto Universale, la Kalimat Allah, che fornisce un quadro per la manifestazione microcosmica dell’Intelletto nell’uomo e una Legge Divina che protegge l’uomo dalla sue stesse passioni e rende possibile all’intelletto di rimanere sano o salîm.
La ragione, questo riflesso dell’Intelletto al livello della psiche, può essere per tanto uno strumento per raggiungere le verità divine presenti nella Rivelazione, verità che sono super-razionali ma non irrazionali, e a volte un velo che nasconde all’uomo queste stesse verità. Nell’ultimo caso, diventa il mezzo con cui l’uomo si ribella contro Dio e la Sua religione rivelata.
I sapienti musulmani di tutti i tempi hanno riconosciuto questo doppio filo nella spada della ragione. Alcuni, come Ghazzâli, Jalâl al‑Dîn Rûmî e Fakhr al‑Dîn Râzî hanno evidenziato l’aspetto negativo della ragione puramente umana come velo e limitazione e la sua incapacità a raggiungere le verità divine. Rûmî era di fatto molto cosciente della differenza tra ragione (‘aql-i juz’î) e intelletto (‘aql-i kullî) quando disse: «E’ la ragione che ha distrutto la reputazione dell’Intelletto.»
Altri, come Ibn Sînâ (Avicenna), Ibn ‘Arabî e Sadr al‑Dîn Shîrâzî (Mulla Sadra) hanno cercato di raggiungere l’Intelletto mediante la stessa ragione facendo uso della logica e delle facoltà razionali dell’uomo per condurlo ben oltre questi piani e facoltà.
Sarebbe pura pazzia ignorare questi due aspetti della ragione equiparando l’Islam al razionalismo invece di beneficiare dell’immenso tesoro della saggezza islamica nel quale questo problema viene elaborato, specialmente nei trattati gnostici. Che fondamenti logici esistono per sperare che in qualche maniera i risultati del razionalismo nell’Islam siano differenti da quanto accaduto nell’Europa cristiana? Se l’Islam vuole evitare la dicotomia fatale tra fede e ragione e arrestare la tendenza già esistente in alcuni esponenti intellettuali della generazione più giovane ad allontanarsi dall’Islam come risultato del loro primo contatto con la scienza e le filosofie occidentali, bisogna preservare e far conoscere a tutti coloro che sono interessati la gerarchia della conoscenza che è stata sempre un aspetto essenziale della visione del mondo islamica.
Non si può armonizzare il Corano e la scienza con la semplice equiparazione di questo o quel versetto del Corano con una scoperta scientifica particolare, che inoltre presto passerà di moda. Il Corano non fornisce una scienza dettagliata delle cose ma i principi di ogni conoscenza. Ciò che si può fare è preservare e rivivificare una visione del mondo totale, una metafisica che abbia le radici nel Corano e che derivi dalla luce dell’Intelletto, luce così intimamente legata al Corano tanto in ciò che concerne la sua fonte quanto il suo contenuto. Alla luce di questa sapienza si può allora rischiarare una filosofia della natura e al contempo dell’uomo, capace di rendere piena giustizia alle necessità della ragione senza cadere nella trappola di un razionalismo agnostico e prometeico.
Il mondo interno, tanto quello islamico quanto quello non islamico, necessita di questa sapienza e della filosofia dell’uomo basata su di essa. Questa sapienza però può essere resuscitata e riportata in vita soltanto nei termini di espressione moderni, ricorrendo all’eredità intellettuale dell’Islam, immensamente ricca, e non distruggendo questa eredità ricorrendo a un razionalismo opaco, vuoto di qualsiasi dimensione trascendente. Nel fornire una soluzione basata sulla gerarchia della conoscenza e nell’armonia tra fede e ragione che deriva dall’Intelletto, che è la fonte sia della fede che della ragione, l’Islam può offrire un messaggio ottimale al mondo intero.
Invece di raccogliere le briciole dal tavolo dei pensatori occidentali e applicarle l’etichetta islamica, l’Islam può fornire la propria fresca visione della relazione tra ragione e Rivelazione o scienza e religione – così come quella esistente tra l’uomo e la natura, dove risiede la radice della presente crisi ecologica-. Questa visione è di importanza vitale per il futuro dell’Islam ed è anche ciò che molta gente seria sta cercando disperatamente in tutto il mondo. Possano le guide intellettuali del mondo islamico aver successo nel compito di offrire una visione fresca degli insegnamenti tradizionali dell’Islam; non ci può essere compito più vitale di questo.
Fonte: al-islam.org.