Nel Mezzo della Sequela

di Ruhollah Roberto Arcadi.

Nel Nome d’Iddio Altissimo

Quella di cui intendiamo qui brevemente trattare, è la realtà di un viaggio corporeo e significativo nel contempo, quindi effettuale e trascendente. Si tratta del nostro accesso, in questi medesimi due sensi, a quello che per eccellenza, nel mondo dei seguaci della Famiglia benedetta ed immacolata del Nunzio divino, è detto il “Luogo della Testimonianza”, grecamente il ”Luogo del Martirio”, vale a dire, in lingua araba, a “Mašhad”, alla città sita nel nord est dell’Iran, che c’è avvenuto di recente. Perché mai è dunque così?

Perché Mašhad, sempre in arabo, e per di più, più precisamente, Mašhad a-r-Riďā’, vale a dire, il luogo della testimonianza suprema dell’Amato, oppure anche, dell’Amante Eccelso, di Alì figlio di Mūsā, la pace su di loro, ovverosia figlio della Cesura, dal nome e dalla significazione del settimo e dell’ottavo dei successori legittimi e degli eredi del Nunzio Divino? E quindi, sotto un certo riguardo, ancor più di Karbala, del luogo per eccellenza del tormento e della tribolazione? Cercheremo qui in breve di comprenderlo.

Ma passiamo alle nostre povere e modeste vicende effettuali e personali. Si è trattato per noi appunto, a questo medesimo proposito, di un breve viaggio a Mašadu-r-Riďā’, luogo della Testimonianza del Diletto, o della Gioia del Gioioso, da noi compiuto i primi giorni del Novembre dell’anno corrente, del mese di Rabiºu-l-Awwal del calendario lunare sacro. A partire da Širaz, appunto per Mašhad, entrambi nella Repubblica Islamica dell’Iran, la prima delle due città suddette più propriamente nel Fars, vale a dire, la Persia degli antichi.

Ci si perdoni qui il nostro tentativo, non sembri un vezzo stucchevole, il nostro intendimento di dare una notazione araba, ed una significazione ad essa connessa, conformandoci con ciò alla scienza significativa del linguaggio esemplificata dal Cratilo platonico per l’antica lingua ellenica. Il fatto è che ci troviamo qui al cospetto di una lingua sacra, più che cerimoniale, secondo il linguaggio di Guenon, adoperata da Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, per l’ultima delle sue Rivelazioni, quella definitiva.

Che a questa medesima stregua sarà dotata di un’esemplarità perspicua di segno della trascendenza. Dunque, e ci si perdoni questo apparente capriccio denominativo, rovistando tra le radici arabe, sarà il viaggio del moto dal luogo della radice a quello della visione che testimonia, nel luogo dell’acquisto, ovverosia della scoperta e dell’apertura. E non sembri tutto questo cosa da poco, e neppure un capriccio arbitrario ed immaginario, come già prima dicevamo, legato a mere pulsioni personali del tutto prive di fondamento.

Né sarà cosa da poco rilevare negli eventi della nostra vita, in tutti, in primis da quelli di cui ne siamo capaci, un significato peraltro innegabile, per chi sia o per chi non sia convinto, come sarà giustamente nel primo caso, della trascendenza, per celata che essa possa essere alla nostre povere e deboli viste corporee, ed immaginali, e razionali. Avendo questa significazione diversi livelli di perspicuità, a procedere da quella della vita corporea e mortale dei Puri della Famiglia muhammadica benedetta, e di tutti gli Inviati Divini.

La nostra occasione peraltro è stata nientemeno che un invito ufficiale da parte dell’amministrazione del Santuario del luogo sacro, che ha voluto essere messa a conoscenza dei fatti della vita di alcuni stranieri che risiedono in questa terra benedetta dell’Iran Islamico, i quali hanno accettato di essere, o meglio di essere scelti come seguaci di quella pura Famiglia Muhammadica. Avevo all’inizio ritenuto bene di dovere declinare l’invito, pur assai cortese e lusinghiero, ritenendo di non dovere approfittare ad ufo del danaro altrui.

Sennonché mia moglie mi faceva presente dell’onore fattomi dall’Imam, da Alì Reza stesso, la pace su di lui, per così dire personalmente, onore che sarebbe stato scortese rifiutare. Decido dunque senz’altro di accettare. Eccomi la sera di lunedì cinque Novembre, cinque giorni dopo quella che oramai è divenuta per tutti gli occidentali tralignati la notte nefasta ed infernale detta barbaramente di “Hallowen”, presa dagli anglosassoni, la razza barbara ed infernale per eccellenza, nella città santa della testimonianza e della visione, che ospita il sepolcro ed il corpo mortale di Alì Reza, la pace su di lui.

Noi traduciamo di solito quel termine nella nostra lingua con “martirio”, come già sopra dicevamo, intendendo peraltro in un senso alquanto limitativo la testimonianza suprema resa dai caduti per la fede. Ma senza renderci conto in tal modo del fatto, che quest’ultima verrà ad essere così meramente ad extra, mentre invece nel verso superiore della trascendenza si tratterà piuttosto di una visione presenziale ed identificativa, la quale verrà resa ad extra in questo nostro basso mondo delle vicende del tempo e dello spazio, com’è invece reso esemplarmente dal vocabolo arabo corrispondente.

Quel mercoledì sarà l’anniversario del decesso del Nunzio Divino dell’Islam, di Muhammad, benedica Iddio lui e la sua Famiglia immacolata, che taluni ritengono peraltro sia stato anch’egli ucciso, e della morte per omicidio di Hasan, la pace su di lui, il secondo suo erede e legittimo successore. Il giorno seguente sarà l’anniversario, entrambi secondo il calendario sacro lunare, della morte per omicidio del suo ottavo erede e successore, ricorrenze quindi della testimonianza suprema dei due, ed anzi dei tre, se come dicevamo, anche il Nunzio Divino sarebbe stato ucciso da avvelenatori giudei.

Né deve stupire il fatto narratoci del loro avvelenamento, non dovuto né ad ignoranza, affatto impossibile in un Puro infallibile, né a volontà, diretta oppure conseguente che sia ad imposizione, da rigettarsi anch’essa in un impeccabile, essendo la cosa dovuta alla superiore Volontà Divina. Il tutto avvenendo, a partire dal primo dei due giorni suddetti, una settimana dopo la ricorrenza del quarantesimo giorno dagli eventi luttuosi di Karbala, anniversario il quale ne conclude il circolo effettuale ed iniziatico, nel senso di una successione menzionata più volte sia nel Sacro Corano, sia nella Bibbia.

Che nel nostro caso avrà il significato effettuale della rivisitazione dei corpi caduti per la fede, con un viaggio a ritroso da Damasco che ne conclude il circolo contingente, ricomponendo lo stesso corpo terreno, velleitariamente mutilato dall’empietà omicida dei nemici della fede, dell’Intimo d’Iddio Altissimo, di Husain, la pace su di lui. A renderne significativamente il compimento mondano come segno, nel verso della trascendenza realizzativa sempiterna così effettualizzata, che in un tal mondo si rivela nella contingenza transitoria, a procedere dalla sua stessa presenza immutabile in divinis.

Quaranta come a ripetere quattro volte, nella compiutezza trascendente del tre terminata dall’ulteriore Unità Suprema Divina di cui ci dice il Sacro Corano, quel dieci nel quale il mondo ricorre, ma senza giungere così alla compiutezza trascendente del dodici, oppure nel riportarsi al numero perfetto superiore del quattro, che lo sublima, del compiersi trascendente suddetto del dodici. Ma di tutto questo avremo occasione di dire più minutamente più oltre, ad Iddio piacendo, avvalendoci a questo proposito di un minimo di conoscenza della scienza dei numeri significativi e trascendenti, non certo di quelli astratti ed insussistenti di cui trae tanto vanto la scienza moderna e contemporanea.

La città di Mašad è affascinante, a parte alcune storture moderne che vorrebbero renderla una versione mondana in piccolo della famigerata Grande Mela infernale, di New York, mela che è la stessa di quella del peccato di Adamo per i cristiani, la pace su di lui, sull’ala orientale dov’è sito l’edificio che accoglie la rivisitazione collettiva di quello che fu l’Atlantide maledetto del Crizia platonico. Tutto l’abitato ruota attorno al luogo santo, costituito da una piccola città nella città, con al centro la sepoltura terrena del corpo mortale benedetto dell’Ottavo Successore ed Erede del Nunzio Divino, di Alì Reza, la pace su di lui, dell’Eccelso Gratificato.

La sera con mio cognato che mi accompagna per l’impossibilità di mia moglie a venire con me, dopo una breve cena, ci avviamo a piedi, tra la folla già straboccante, ma poca rispetto a quella che sarà dopo, al santuario, al luogo sacro, proibito ed inviolabile al profano, che lo si sappia o no. A questo riguardo si narra peraltro un fatto assai significativo, risalente al tempo della passata ricostruzione del santuario. La cosa va comunque attentamente vagliata, a convalida indiretta di quello che abbiamo detto or ora.

Il fatto è che si narra che il grande Šayķ Bahai, che ne diresse la costruzione al tempo dei Safawidi, uomo perito nelle scienze del mondo sottile ed immaginale, da noi dette “magia” con termine di origine persiana, oltre che in quelle della trascendenza più propriamente divine, se ne avvalse con un suo intervento, per interdire l’accesso al luogo sacro a chi fosse gravato da peccati gravi. Salvaguardandone così, a suo modo, la purezza ed inviolabilità. Il fatto è che questa andava salvaguardata in un modo assai differente.

Si narra che Alì Reza, la pace su di lui, gli apparve, ammonendolo che stava sbagliando. Al che Bahai desistette pentito dal suo previo proposito. Perché chi è più gravato dal peso della discesa, più avrà bisogno di accedere pentito al luogo della sua possibile ascesa, questa possibilità costituendone dunque l’indole inviolabile. Non riteniamo pertanto che si tratti solo di una leggenda, tutt’altro. Il santuario sarà allora in tutti i sensi, per chi è già in alto, per chi è in basso, e per chi sia in cammino, occasione o conseguenza di purità.

Tanto che lo stesso Šayķ Bahahi costruì ad Isfahan un dispositivo di riscaldamento di un bagno che, smontato maldestramente dai soliti americani rozzi, barbari, ed ignoranti, pur in tutta la loro supponenza vuota, non si poté più ricostruire. Questo al tempo dei sedicenti Re dei RE Cesta d’Asino, in persiano Pahlani, nobilitati dai loro padroni inglesi in Pahlavi al tempo del colpo di stato del primo, per celarne i natali ignobili. Essendo questo un fatto, va rimarcato, realmente accaduto, assai significativo della sapienza di chi è realmente sapiente, e dell’ignoranza dei succedanei moderni e contemporanei.

Luogo santo dunque, di adorazione divina per il tramite del Suo Intimo Alì Reza, la pace su di lui, luogo celebre e venerato, specialmente in Iran, e nella fattispecie nell’Iran Islamico che oggi più che mai lo onora, trattandosi dell’unico sepolcro di uno dei Puri impeccabili ed infallibili ivi sita, trovandosi le altre undici, cinque nello Hijiaz, a Medina, e ben sei in Iraq. La folla è già strabocchevole, ma poca cosa rispetto a quel che sarà nei giorni successivi, siccome già sopra dicevamo, sino al culmine di Giovedì, l’anniversario del sacrificio supremo per la fede di Alì Reza, la pace su di lui.

Lungo il viale principale della città, che termina davanti alla facciata anteriore del santuario, com’è anche per Via della Conciliazione a Roma rispetto alla basilica di San Pietro, una lunga fila di penitenti, in lingua persiana “azadary” al singolare, alla lettera “quelli che hanno il cordoglio”. Esprimendo i loro lamenti, nei detti e nei gesti, per la dipartita dei tre Puri, il Nunzio Divino, Hasan, e Reza, la pace su di loro, da questo nostro basso mondo transeunte. Già molti dicevamo, tanto da meravigliarmene sin d’ora, diverranno nei giorni successivi un mare interminabile, aumentando il mio stupore.

Catene a mo’ di flagelli, ma senza aculei, molte spade, ma con le quali non ci si ferisce, come fanno invece gli stolti innovatori al soldo di sua Maestà britannica, tanti bastoni, e tanti tamburi, a volte enormi, con un rimbombo quasi assordante, a mo’ di segnale di guerra, ieri per la testimonianza suprema dei caduti per la fede, oggi per la prossima vittoria finale sull’empietà e la miscredenza, presto se Iddio vorrà, sia magnificato ed esaltato. Dappertutto un ardore indicibile, sebbene sempre misurato ed ordinato, a differenza di quello che avviene per altri popoli che non l’iraniano.

Nel santuario, già sin d’ora assai affollato, ci è impossibile, come sarà anche sino all’ultimo giorno, accostarci a toccare, com’è d’uso, la transenna in metallo che circonda la sepoltura benedetta. Certo un segno perspicuo anche questo. Non certo di completezza e di superiore predilezione, ma segno, almeno per noi, di un via di approssimazione ancora quasi tutta da percorrere, la via dell’ascesa, del tragitto iniziatico alla trascendenza, della quale Iddio Altissimo, Ne sia esaltato l’Essere, è il Signore, Sacro Corano, LXX, 3.

Ci appartiamo poi a fatica per le preghiere saupererogatorie d’uso, e per le invocazioni e le letture coraniche di rito. Dopo che nel cortile anteriore d’accesso al santuario avevamo letto, stampato su una grande tavola, il permesso d’ingresso, rivolto ad Iddio Altissimo, sia benedetto e glorificato, ai Suoi Messi, ai Suoi Approssimati nella Sua Veste, ed ai Suoi Puri Intimi della discesa iniziatica, vale a dire, al Suo Nunzio ed Inviato, alla Sua Figlia immacolata, ed ai Suoi degni Eredi e legittimi Successori, ed ai Suoi Inviati tutti, la pace su tutti loro.

Il giorno successivo, accompagnati assai cortesemente dagli incaricati dell’amministrazione del santuario, latrice dell’invito, ha inizio la trafila della mostra visita ufficiale. Siamo un gruppo di stranieri, seguaci della Famiglia immacolata del Nunzio Divino e residenti in Iran, come già prima dicevamo, uno spagnolo, un francese, un russo, ed un italiano, chi scrive queste righe. Viaggio promosso da un’associazione di Isfahan intitolata ad Edoardo Agnelli, anch’egli seguace di quella Famiglia benedetta, e testimone della fede, ucciso da forze oscure, e calunniato vilmente in Italia come suicida.

Calunnie che falsano completamente la realtà degli eventi, con tutta quanta una serie di cavilli ignobili, che tengono del tutto in non cale le prove e le testimonianze straboccanti della sua indegna e vergognosa uccisione. Tanto che possiamo ben dire, che egli abbia seguito la via di Husain, la pace su di lui, venendo privato dei suoi diritti effettuali. Associazione dicevamo, che si occupa degli stranieri che hanno accettato di seguire la Via suddetta, e più in particolare, di quelli che hanno scelto di vivere in questa terra benedetta dell’Iran Islamico.

Visitiamo dunque l’università, attigua al santuario, centro illustre di studi islamici, che ha avuto l’onore di ospitare l’insegnamento della Guida dei Musulmani Sayyid Alì Kameney. Quindi la biblioteca, la terza del mondo per antichità, dopo quelle di Alessandria, distrutta dagli stessi carnefici sanguinari d’Ipazia, non certo da Musulmani, come sostiene invece la vulgata bugiarda e perversa, e quella Vaticana a Roma. Quindi il locale centro informatico, ai nostri giorni strumento imprescindibile di diffusione della conoscenza.

Siamo quindi ospiti di un centro d’Isfahan preposto ai locali cordogli, che si occupa anche di rapporti culturali. Da ultimo, visitiamo un centro preposto alla diffusione ed all’incremento degli studi e della cultura giuridica, lodevolmente interessato alle eventuali difficoltà incontrate dagli stranieri, sia in Iran, sia nel loro stesso paese. Abbiamo dunque modo di accedere a preziose informazioni, ed a proficui scambi di punti di vista, venendo anche i nostri ascoltati con interesse, sempre nella prospettiva di quella Famiglia benedetta ed immacolata del Nunzio Divino, della quale tutti noi siamo seguaci.

Mercoledì mattina, breve viaggio a Nišapur, nei dintorni della città. Assistiamo allo spettacolo incomparabile di tutta una fila interminabile di migliaia e miglia di fedeli, uomini, donne, e bambini, tutti in movimento, sovente senza scarpe, verso il santuario, che dista da qui più di venti chilometri. Siamo ospiti di un centro di preghiera, e di accoglienza ed assistenza dei pellegrini viandanti. Tutto a tal fine è gratuito, per mero amore e servizio di Alì Reza, l’Intimo d’Iddio Altissimo, la pace su di lui, e dei suoi pellegrini.

La sala della preghiera, una panetteria, un ristorante, un centro per i telefonini, uno per i massaggi, una mescita del tè, un luogo per la pulizia delle scarpe, il tutto sempre gratis ed amore Dei, come si ha cura di farci notare, per i pellegrini in viaggio a piedi verso il santuario. Lo spettacolo della fede popolare è anche qui incomparabile e commovente. E non vogliamo qui discutere se tutti quanti ne siano all’altezza, non siamo certo dotati del dono dell’introspezione e del discernimento dei cuori degli esseri umani.

Fatto sta che, almeno per alcuni giorni, tutti hanno fede, tutti sono al servizio, ed onorano, e rimembrano i Puri, nella fattispecie Alì Reza, la pace su di lui, il cui corpo mortale è ospitato in quella città, essendone l’onore. Né vogliamo qui, come fanno alcuni, intendere il pellegrinaggio, ed ancor di più i cortei interminabili del cordoglio, limitativamente siccome un fatto meramente emozionale, almeno per la stragrande maggioranza, essendo la mera intelligenza principio degli atti della religione, non è certo il caso. Il fatto è che l’intelligenza è sì indubbiamente il centro ed il principio della religione.

Essendo ciò con cui, siccome recita Jafar Sadeq, la pace su di lui, si adora Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato e ci si procaccia il Giardino Superno, ad essa essendo subordinato tutto l’insieme di quelle facoltà umane ad essa inferiori, ivi compresa quell’anima di per sé concupiscibile e passionale, prona al male nel suo stato di tralignamento separativo, S. C., XII, 53, che viene così rettificata ed acquietata, S. C., LXXXIX, 27, essendo resa conforme a quella che anche nel mondo cristiano viene detta la “iustitia originalis”, propria allo stato primordiale di Adamo nel Giardino di Eden, la pace su di lui.

Non solo, ma è inoltre per questo tramite, quando questi atti esterni vengano compiuti con un minimo di purezza di cuore, che il nostro intelletto attivo personale di Tommaso d’Aquino, al ºaqlu-l-fāºil di Molla Sadra, non d’Averroè, appunto l’intelletto attivo, viene messo in contatto con quello faººāl, con l’intelletto agente, vale a dire, all’essenza stessa dei Puri, alla Luce Muhammadica. Che non possiamo acquisire identicamente, ma a cui ci possiamo avvicinare, con gli atti di fede conformi alla Legge Rivelata, che ne è la discesa.

Essendone i suddetti atti di fede dunque, sempre secondo la dottrina sadriana, il culmine discendente conforme alla Rivelazione stessa, vale a dire, il terzo ed il quarto dei viaggi iniziatici attuativi dell’intelletto, quelli apparentemente discendenti, ma essenzialmente ascendenti, per chi abbia saputo elevarvisi, oltre che per chi abbia saputo anche solamente conformarvisi. Né sarà da temersi più di tanto, che siffatti ardori abbiano ad essere soltanto transeunti, dissolvendosi nella loro apparenza alla prima occasione contraria.

Certo così sarà possibile per taluni, come fu per i traditori di Kufa con Alì e Husain, la pace su di loro. “Noi non siamo quelli di Kufa, che abbandonarono Alì”, la pace su di lui, alla lettera “che Alì rimase solo”, come si proclama in Iran nei consessi al cospetto della Guida dei Musulmani, latore dell’ufficio stesso dei Puri. Il fatto deve diventare più che transeunte, deve radicarsi in uno sforzo essenziale normativo di conformità alla Volontà Divina, acquisendo quel dono della perseveranza, che è il segreto della sua conformità.

Sarà dunque questo un compito, che potrà purtroppo essere disatteso, ma giammai definitivamente tradito, com’è per l’essere stesso dei Puri, a scanso dell’inesistenza stessa del mondo creato. Radicata nella sempiternità iniziatica e ed effettuale della successione dei Puri, così come dei loro stessi seguaci, di coloro che ne rendono testimonianza, sino col sacrificio estremo della loro esistenza mortale, come fu a Karbala. Come recita appunto la “Ziāratu-l-ºāšūrā’, dovuta ad Alì ibn Husain, in commemorazione e lode di Husain, di suo figlio Alì, dei loro figli, la pace su di loro, dei loro compagni che si sacrificarono a Karbala, ed a maledizione di quanto ne conculcarono i diritti divini.

Perché del sacrificio, il culmine sarà certamente quello dei combattenti sulla via d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, oppure più in generale, di chi vi si dia scientemente a costo della sua stessa vita mortale, ed in ogni caso, ancor più in generale, di quanti facciano offerta della loro stessa natura effettuale sulla via dell’ascesa a Lui, nel senso di rettificare nel suo verso tutta la loro vita. Tutto questo andando compreso, anche se per gradi successivi, nella specie generale dell’offerta a Lui del proprio ego transeunte.

Essendo questa la via che, per un verso, inizia alla Sua prossimità, mentre per un altro verso la compie, non trattandosi di un mero tramite, ma un risultato dello stesso avvicinamento e del conseguimento, siccome recita l’Ima Komeini, che Iddio Altissimo esalti il suo rango, quanto alla preghiera rituale nel suo Serre Salat. In ogni caso, quello che ci è stato dato di vedere in quell’occasione, di percepire palpabilmente, è la fede di tutto un popolo. Dicevamo dunque che la folla era strabocchevole, a cominciare dagli esecutori del cordoglio.

La fede di un popolo, in un caso come questo avendo, a nostro modesto avviso, una funzione simile a quella della preghiera rituale comunitaria, Laddove il mero individuo, reso persona di scaturigine trascendente, come gli compete, si riconnette a quella generalità della fede, che è prefigurazione minore nelle sue varie attuazioni, della stessa universalità della trascendenza, nella quale viene a compiere il suo stesso essere, ad essere dunque il suo stesso essere, com’è appunto nella trascendenza comprensiva dell’Uomo Perfetto.

Sino all’intelletto primo agente, essenza divina della Purità superna nella persona dei Suoi Intimi benedetti, infallibili ed impeccabili, alla luce muhammadica, allo spirito, termine e principio di scaturigine, nella sua doppia natura di termine e finalità dell’ascesa, e di principio della processione discendente, iniziatica e creativa. A cui viene favorita in tal modo l’approssimazione, seppure non l’identità, su quelle vie dell’ascesa sulle quali si avviano i Suoi Messi, e che solamente a Lui appartengono, S. C., LXX, 3.

Dicevamo dunque la fede di tutto un popolo, dal cordoglio, al viaggio, alla visita, con tutto il suo ardore, al sepolcro del Puro, di Alì Reza, la pace su di lui, ai vari servizi disinteressati ai fedeli di cui prima dicevamo, ai guardiani del santuario, sempre impeccabili e pazientissimi, tutto per Iddio Altissimo, sia benedetto e glorificato, e per i suoi Puri, nella fattispecie questo Puro, la pace su tutti quanti loro. Spettacolo, vale la pena ripeterlo, impressionante e commovente, nel senso di cui dicevano, di una collettività fatta universalità ed unità trascendente.

Ad onore di questo ottavo discendente ed erede del Nunzio Divino, Alì Reza, la pace su di lui, sepolto il suo corpo mortale in questo suo luogo di testimonianza, in questa Mašhad benedetta. Dicevamo dunque tutti, ed egli in particolare. Ma perché proprio egli in particolare? Qual’è la sua funzione specifica, dalla sua trascendenza sempiterna e beatifica, sino a questo nostro basso mondo transeunte? Va qui osservato, che in effetti la catena della Rivelazione è catena divina, che da Lui procede per il tramite dei Suoi Puri ed Inviati.

Recita il Sacro Corano, in tre suoi luoghi, LIX, 24, XX, 8, XVII, 110, che a Iddio Altissimo, Ne sia esaltato l’Essere, appartengono i Nomi più Belli, coi quali Egli va invocato. E celebri sono le narrazioni dei Puri, che asseriscono, “noi siamo i Nomi più belli”. Il che è assai rimarchevole, perché attribuisce loro una prossimità divina suprema, un’Intimità che li fa scaturigine immediata dei Suoi attributi, un Suo nesso scevro di qualsivoglia tramite, com’è per la luce seconda divina di cui il Sacro Corano, ‘Luce su luce”, XXIV, 35.

A differenza di quello che accadde invece per Adamo, la pace su di lui, per cui tale scaturigine fu invece frutto di un’infusione ab origine, non certo di un’immediatezza trascendente, la quale ab aeterno prescinde da ogni interno comunicarsi, approssimandoli all’Identità Suprema. “Noi siamo”, perché noi siamo tali nella nostra stessa natura, non per un’adesione produttiva. Questo fatto li rende peraltro depositari di un ufficio trascendente quanto alla stessa ascesa iniziatica, nel vario succedersi dei suoi vari momenti, quanto ai loro centri d’efficienza.

Perché ogni nome divino è produttivo di uno stato dell’intelletto quanto alla sua ascesa, sino alla discesa apparente del terzo e del quarto dei suoi viaggi. Non solamente, ma tutto ciò si riverbera nella funzione specifica degli altri Inviati, a partire in primis da Gesù, la pace su di lui, nel quale l’eminenza realizzativa si fa pura, nel suo stato diviso, preponendola in quanto tale alle altre funzioni, ma soltanto in quanto tale, in tal modo, subordinandola più propriamente alla loro completezza nello stato composito, che li prepone a lui.

Dunque il principio creativo, e temine e finalità della creazione stessa, vale a dire Muhammad, benedica Iddio Altissimo lui e la sua Famiglia immacolata, per il tramite della celsitudine trascendente e sublime, di Alì e della purezza increata ed inconculcabile di Fatima, la pace su di loro, in loro specifica la sua eminenza siccome principio della discesa creativa, e come termine, nell’intimità divina, dell’ascesa e della discesa iniziatica. Donde avrà inizio tutta una successione di realtà funzionali a questo itinerario trascendente dell’essere.

Quindi la purezza universale realizzativa e manifestativa di Hasan, la pace su di lui, in cui e per cui si attua ad extra il nome del beneficio universale, vale a dire, di a-r-rahaman. E la scelta iniziatica ed effettuale di Husain, la pace su di lui, ovverosia la scelta e la designazione di a-r-Rahim quanto al creato. La quale quivi si manifesta con una cesura apparente, che lo esalta e lo discerne nella creazione stessa, facendone così, in questo stesso modo ed in questo stesso mondo, il centro delle vicende umane, del mondo e del suo tempo.

Husain dunque, la pace su di lui, con la sua vicenda gloriosa, siccome centro del campo delle vicende umane, taluni all’interno del mondo cristiano avendo voluto attribuire a Gesù, la pace su di lui, una prerogativa siffatta. Il fatto è che egli già trascende gli eventi umani ed universali, mercé della narrazione coranica, IV, 158, in virtù di quella sua superiorità trascendente che ne fa lo spirito ed il verbo d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, all’interno delle differenti specificazioni universali muhammadiche, di cui costituisce la purezza non estrinsecata nelle sue successive varie determinazioni.

Questo a dispetto del preteso sacrificio vicario paolino, non cristico, con la sua giustificazione per fede, in definitiva quella protestante, la più aberrante, non della sua rettificazione da parte delle due antiche comunità d’Oriente e d’Occidente, a prescindere dal successivo tralignamento contemporaneo di quest’ultima. Non la via attuativa iniziatica, il suluk, con i suoi due aspetti della conoscenza e dell’azione, com’è appunto anche nella versione suddetta della cristianità rettificata. Od anche a dispetto del rifiuto della sequela degli Intimi e degli Inviati, che peraltro non riguarda solamente il mondo cristiano.

Dunque il sacrificio, mercé della sua specificazione discendente, verrà ad essere quello di Husain, non la trascendenza pura di Gesù, la pace su di loro, sacrificio che lo discerne e sua mercé discerne nel mondo effettuale, calandovelo dal mondo trascendente. Tant’è che sarà egli, non il beneficio discendente universale del fratello benedetto, all’origine della successiva ulteriore dei Puri. Sicché quella che appare come un cesura, non verrà ad essere tale quanto al succedersi ulteriore della loro effettualità iniziatica ed attuativa.

E dicevamo, centro della successione delle vicende umane ed universali, mercé della sua trascendenza, del loro succedersi nel loro tempo. Questo a procedere dal principio e dalla finalità trascendente di Muhammad, benedica Iddio lui e la sua Famiglia immacolata, e della duplice ulteriore specificazione della coppia divina, di Alì e di Fatima, la pace su di loro. Dunque un principio quanto alla sequela ulteriore che ne procede, e per il tramite di una successione complessiva, anche un centro, questo sarà Husain, la pace su di lui. Questa dunque la Gente della Casa in senso stretto, la Sacra Famiglia dei Cinque.

Perché mercé della sua attuazione sempiterna Husain, la pace su di lui, si proietta nei livelli della trascendenza sino all’intelletto primo ed universale, sua realtà e scaturigine, sua essenza, appropriandogli in tal modo tutti i mondi ulteriori, grazie a detta trascendenza, e quanto alla corporeità inferiore, nei riguardi dell’antecedenza immaginale, e di quella trascendente. Si ritrova dunque egli, quanto ai mondi, tra il principio e la fine, o meglio, il fine, sia quello eminente e trascendente, vale a dire Muhammad, benedica Iddio lui e la sua Famiglia immacolata, sia quello che ne deriva, ovverosia l’Atteso.

Andando peraltro osservato, che tale fine sarà in effetti duplice. Trattandosi sia di quello della reintegrazione universale all’origine della sequela successiva dei mondi, il Grande Evento, od il Grande Giudizio, sia di quello che ne rettifica ogni singolo mondo nella sequenza universale, rendendo dunque anche di questi ultimi l’universalità per il tramite della sua trascendenza, vale a dire, l’Evento, o Giudizio Minore. Nella fattispecie essendo a questo secondo che vogliamo riferirci, anche se la cosa non esclude il primo dei due.

Da Husain, la pace su di lui, specificazione elettiva ed ascendente del beneficio universale divino discendente di suo fratello Hasan la pace su di lui, ha inizio l’ascesa iniziatica, o piuttosto, le ascese iniziatiche. Che secondo l’espressione plurale del Sacro Corano, LXX, 3, ed anche di Molla Sadra, concernono i singoli intelletti attivi personali, specificazioni discendenti dell’intelletto primo agente in divinis, il tutto a prescinderne dalla superiore specificazione attributiva, dai nomi divini, vale a dire, dall’essenza superna dei Puri, all’origine dei mondi e del loro procedere e divenire.

Si tratta, ma quivi ulteriormente specificati, dei quattro viaggi dell’intelletto di Molla Sadra e di altri grandi sapienti, che attribuisce a ciascuno dei nomi trascendenti divini o un’ascesa, o una discesa almeno apparente, tutto questo a procedere da una o più funzioni antecedenti, vale a dire, anteriormente trascendenti. Questo in virtù dell’identità suddetta dei Puri con i nomi divini, “i Nomi più belli” poc’anzi da noi menzionati. Sarebbe certamente assai lungo e complesso esplicitare in questa sede la successione di quei nomi, per la qual cosa qui ce ne asterremo, dandone solamente alcuni ragguagli sommari.

Fatto sta che la prima ascesa, quella del primo viaggio dal creato alla Realtà Divina, si compendierà a sua volta in un centro successivo, al centro dei momenti del secondo viaggio, quello interno alla Sostanza Divina. È questa la corrispondenza trascendente della figura eminente di Alì a-r-Riďā, la pace su di lui, l’Eccelso Soddisfatto e che soddisfa. Celsitudine superna inoltre quanto a tutto l’andamento dei viaggi, all’ascesa, ed al procedere nello stesso Seno Divino, dalla Realtà Divina alla Realtà Divina, quindi all’ulteriore ascesa iniziatica apparentemente discendente, ma sempre incentrata in quel punto.

Questa discesa apparente si termina e culmina nella figura e nell’ufficio dell’Atteso Ben Guidato, che Iddio Altissimo ce ne affretti la gioia, vale a dire, Muhammad al Mahdi, la pace su di lui, che compie la sequela trascendente quanto all’universo creato ed in esso, e quanto alla stessa trascendenza increata della scaturigine ed Intimità Divina superne dei Cinque della Sua Sacra Famiglia. Di quelle dunque Alì Reza, la pace su di lui, verrà ad essere il centro, anzi il tramite del procedere della sequela, vale a dire, venendo egli ad essere l’intermediario tra il sacrificio eccelso di Karbala, centro del mondo e del suo tempo, e la rettificazione finale del Ben Guidato.

Quindi dall’ufficio universale trascendente di Muhammad, benedica Iddio lui e la sua Famiglia immacolata, e dalla specificazione successiva di Alì e Fatima, la benedizione d’Iddio Altissimo su di loro e sui loro Figli immacolati. Per il tramite della specificazione ulteriore del beneficio universale di Hasan, e del sacrificio eccelso di Husain, la pace su di loro, centro del tempo delle vicende umane, per Alì Figlio di Husain, Muhammad Figlio di Alì, Jafar Figlio di Muhammad, Musa Figlio Jafar, sino ad Alì, Figlio di Musa, la pace su tutti quanti loro. Siamo all’Eccelso Soddisfatto, oppure anche del quale Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, è soddisfatto.

Quindi dal cinque primario e conclusivo universale al nove, a procedere dai Cinque benedetti, per il tramite di Muhannad Figlio di Alì, di Alì Figlio di Muhammad, di Hasan Figlio di Alì, sino a Mummad Figlio di Hasan, l’Atteso ben Guidato, che Iddio Altissimo ce ne affretti la gioia, la pace su tutti quanti loro. Termine quest’ultimo delle stesse vicende della trascendenza, ma nell’effettualità stessa, tanto da esserne compreso, il 9 della successione mondana e trascendente, il 14 della totalità dell’ascesa e della discesa. Per l’unità centrale di Alì Figlio di Musa, il Sublime Soddisfatto, la pace su di lui, Soddisfazione d’Iddio Altissimo, Ne sia esaltato l’Essere.

Egli fu significativamente, nella sua vita mortale, per un breve lasso di tempo involto nelle vicende umane, vale a dire, nel loro aspetto pubblico, donde si ritrasse a sacrificarsi da caduto per la fede, senza peraltro invalidare il suo superiore inconculcabile diritto, così come di tutti quanti i Puri, dopo d’esservisi calato dal suo isolamento quanto all’effettualità, latore perspicuamente della sua stessa trascendenza, alla quale egli presto tornò. Dunque centro sia dell’ascesa, sia dell’apparente discesa iniziatica, così come anche dello stesso itinerario superno in divinis, dopo la sequela benedetta della Sacra Famiglia divina dei Cinque del mantello, all’origine del tutto.

Centro dunque che va dalla cesura trascendente ed immanente di Husain, la pace su di lui, che compendia il mondo dell’immanenza nella sua ascesa sempiterna alla trascendenza divina, sino al termine anche effettuale per cui la suddetta trascendenza stessa verrà alfine a farsi perspicua, rendendo allora al mondo, nella terminazione effettuale del dominio in divinis, la sua stessa trascendenza e primordiale e finale. Due centri dunque, dei quali uno sarà Husain, la pace su di lui, quanto all’effettualità universale, e l’altro essendo Alì Reza, la pace su di lui, quanto invece alla trascendenza, donde anche il loro differente apparire nella sequela dei nomi divini, il primo all’inizio, l’altro nel mezzo.

È questo centro, a nostro avviso, il luogo di Alì a-r-Riďā’, la pace su di lui, il Sublime Soddisfatto, la Soddisfazione stessa, quegli in cui Iddio Altissimo, Ne sia esaltato l’Essere, rende l’itinerario del suo stesso dominio nella sua culminazione ascendente, per procedere poi, dalla terminazione di quello, alla sua discesa iniziatica. La quale non sarà se non l’apice della sua stessa ascesa e del continuarsene interno, per il tramite del termine e culmine stesso, nel senso del palesarsi della trascendenza stessa della missione muhammadica.

Non sarà dunque un caso, in questa medesima guisa, che questa culminazione, questo sigillo centrale eminente, sia quello a cui si tende e da cui si procede. Dove sarà da osservarsi in primo luogo, in divinis, che la sua eminenza nell’intimità divina lo rende tale, centro ed apice, di tutti i mondi e per tutto il succedersi delle loro vicende, sino all’evento universale della reintegrazione finale, del Giudizio Maggiore, di cui ripetutamente ci dice il Sacro Corano. Così come, recita una celebre narrazione, il Libro tutto dice di noi.

In secondo luogo, quanto alla fede degli uomini, apparentemente semplice in molti casi, in virtù di quella partecipazione all’intelletto primo agente di cui avevamo già detto sopra, essi vengono resi a loro modo partecipi di quella successione universale trascendete, ed in una varia guisa, anche immanente. In questi tre giorni dunque, tutto procedeva nel nome di Muhammad, benedica Iddio lui e la sua Famiglia immacolata, che annette a sé in primo luogo la sublimità di Alì, e lo splendore di Fatima, la pace su di loro.

Quindi il beneficio primario, di Hasan la pace su di lui, ovverosia il beneficio divino universale di a-r-Rahmān, dove la cosa, vale a dire l’universalità, viene resa dall’estensione della prima vocale, dall’araba fatĥaħ, che in lingua araba sarà appunto, mercé del significato del verbo corrispondente, l’apertura, il disserrarsi universale. Laonde il cinque che procede da Muhammad per il tramite di Alì, Fatima e Hasan, la pace su di loro, culmina in Husain, la pace si di lui, ovverosia nella selezione iniziatica universale.

Vale a dire, nel beneficio selettivo significato dalla kasràħ araba, significato dalla frattura di a-r-Rahīm, che presceglie gli eletti nel mondo, in cui culmina il primo cinque, il primo circolo dell’immanenza effettuale, per il tramite del suo sacrificio sublime. Che è il sacrificio d’Iddio Altissimo, ne siano esaltati i Nomi, al mondo, e dei Suoi eletti nell’estinzione divina, per poi procedere tramite un altro cinque, che si compie a sua volta dall’effettualità al suo terminarsi trascendente, appunto Alì Reza, la pace su di lui.

Donde procederà il secondo circolo del cinque, della discesa trascendente ed effettuale. Dunque dicevamo, l’invocazione della fede apparentemente semplice ad Husain la pace su di lui, uno dei due Signori del Giardino Superno, il testimone ed il caduto per eccellenza per la fede, va in direzione di Alì Reza, la Soddisfazione divina, la pace su di lui, che del procedere e della discesa terminatesi nell’Atteso, che Iddio Altissimo ce ne affretti la gioia, di tutto il secondo procedere iniziatico, dopo il primo, sarà dunque il mezzo.

Quell’Alì Reza, la pace su di lui, che non certo per caso, per la perspicuità trascendente delle vicende e delle realtà mondane dei Puri, ieri venne come isolato, come straniero, in un luogo remoto. Ed oggi da questo medesimo sito, fatto centrale, ricompare invece a guidare, dal suo centro e mezzo, quelle vicende che saranno, ad Iddio Altissimo piacendo, sia benedetto e glorificato, la premessa prossima al palesamento dell’Atteso Ben Guidato, che Iddio ce ne affretti la gioia, ovverosia della trascendenza nell’effettualità mondana stessa.

Muhammad dunque, benedica Iddio Altissimo lui e la sua Famiglia immacolata, Hasan, Husain, Alì Reza, la pace su di loro, e per il tramite di quest’ultimo, l’invocazione all’Atteso Ben Guidato, che voglia propiziarcene da Iddio Altissimo la manifestazione universale, vittoriosa e gloriosa. E sarà questa in definitiva, volendo qui tentare di elevarci dai fatti ai significati, il senso di questo nostro viaggio al luogo per eccellenza del sacrificio, vale a dire, a Mašadu-r-Reďā’, come sacrificio propiziatore ed efficiente, del compimento, dall’una all’altra effettualità, del sacrificio centrale ed universale di Karbala.

Non per nulla essendo stata questa la prima volta per noi, che ci recavamo a Mašad in tempo di cerimonie solenni, in particolare, di quella che commemora il sacrificio per la fede di colui, il cui corpo mortale benedetto vi viene ospitato. È a questo tramite santo che noi ci volgiamo, acciocché ci conceda l’intercessione presso Iddio Altissimo, Ne sia esaltato l’Essere, del palesamento dell’Atteso, nel compimento dell’universalità mondana e trascendente di Karbala, che egli attua in sé nell’eminenza di quella propiziazione.

“Non v’è nessuno di noi che non abbia una stazione stabilita - noi siamo schierati - noi glorifichiamo Iddio” (Sacro Corano XXXVIII, 164-166)

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