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Lira tradita: alti tassi, speculazione e operazione Soros

Analisi della lira italiana negli anni ’90: come gli alti tassi decisi da Ciampi favorirono la speculazione internazionale e l’arricchimento di Soros, tra inflazione, tassi e crisi dello SME.

20 novembre 2025, di Mostafa Milani Amin


Negli anni ’90 la lira italiana vacillava sotto la pressione dei mercati internazionali, mentre Soros accumulava profitti. Gli alti tassi di interesse decisi da Ciampi e la speculazione globale segnarono profondamente il destino della moneta nazionale.

Negli anni ’90, mentre gli italiani lanciavano monetine per strada, la lira era al centro di grandi manovre finanziarie internazionali che ne avrebbero determinato la crisi. George Soros, insieme ad altri speculatori internazionali, approfittò delle politiche sui tassi d’interesse adottate dalla Banca d’Italia sotto la guida di Carlo Azeglio Ciampi, allora Governatore.

Perché Ciampi offrì alti tassi d’interesse sulla lira?

Alla fine degli anni ’80, l’Italia affrontava un’inflazione più alta rispetto ad altre economie europee, come la Germania. La lira, considerata una moneta debole, tendeva a svalutarsi frequentemente, generando spirali inflazionistiche: più svalutazione significava aumento dei prezzi dei beni importati, e quindi più inflazione.

Entrare nella banda stretta dello SME (Sistema Monetario Europeo) significava impegnarsi a mantenere un cambio stabile con le altre valute europee. Per rendere la lira più attrattiva agli investitori, la Banca d’Italia alzò i tassi di interesse.

Obiettivi principali dei tassi alti

Controllo dell’inflazione: aumentare i tassi rendeva più costosi i prestiti, frenando la spesa interna e contribuendo a contenere l’inflazione.

Credibilità internazionale: Ciampi vedeva nello SME un vincolo esterno utile per disciplinare l’economia italiana e guadagnare fiducia sui mercati internazionali. Alzare i tassi e stabilizzare la lira era un segnale forte agli investitori e ai partner europei.

Preparazione all’euro: l’ingresso nella banda stretta era un passo verso la convergenza con le economie più solide d’Europa, requisito per partecipare al progetto della moneta unica, che si concretizzò nel Trattato di Maastricht del 1992.

Cosa significa “offrire alti tassi d’interesse”?

In pratica, la Banca d’Italia aumentava il costo del denaro attraverso due strumenti principali:

Tasso ufficiale di sconto: è il tasso che le banche pagano quando prendono in prestito soldi dalla Banca d’Italia. Se il tasso aumenta, i prestiti diventano più costosi anche per cittadini e imprese. Così, la spesa e gli investimenti rallentano, contribuendo a controllare l’inflazione. Nel 1990, Ciampi alzò questo tasso per sostenere il valore della lira.

Rendimenti sui titoli di Stato: i titoli di Stato sono dei “pagherò” che il governo emette per farsi prestare denaro. Offrire rendimenti più alti significa promettere guadagni maggiori a chi compra quei titoli. Questo attira investitori italiani e stranieri, aumentando la domanda di lire e rafforzandone il valore sul mercato internazionale.

Gli effetti dei tassi alti

Attrazione di capitali: più investitori compravano titoli in lire per i rendimenti elevati, sostenendo il cambio della moneta.

Raffreddamento dell’economia interna: prestiti più costosi frenavano consumi e investimenti, riducendo la pressione inflazionistica ma anche rallentando la crescita.

Critica e conseguenze

La strategia di Ciampi mirava a stabilizzare la lira e preparare l’Italia all’integrazione europea. Tuttavia, la manovra aveva dei limiti. Nel 1992, la crisi dello SME esplose: la lira non resistette alla pressione speculativa internazionale, favorita anche dall’aumento dei tassi tedeschi dopo la riunificazione, dalla politica interna instabile e dall’alto debito pubblico.

Nonostante gli alti tassi, la moneta italiana cedette, costringendo il Paese a uscire dallo SME e svalutare la lira del 30%. Speculatori come Soros sfruttarono la situazione, ottenendo profitti considerevoli.

Conclusione

Ciampi utilizzò strumenti come l’aumento del tasso ufficiale di sconto e dei rendimenti sui titoli di Stato per rafforzare la lira e attrarre capitali, ma la pressione speculativa dimostrò i limiti di questa strategia. È un episodio emblematico di come politiche finanziarie ben intenzionate possano diventare vulnerabili di fronte a dinamiche internazionali complesse.

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