Gli Amici di Dio non conoscono nostalgia
Un saggio teofanico e filosofico sulla nostalgia: da Agostino a Heidegger e Bergson, fino alla prospettiva gnostica islamica. La nostalgia è la ferita dell’illusione, ma il Credente, immerso nella Luce di Dio, vive oltre il tempo e lo spazio, libero da paura e tristezza.
17 novembre 2025, di Mostafa Milani Amin
La nostalgia non è innocua: è la ferita dell’illusione che svela l’inganno di tempo e spazio. È il prezzo dell’illusione che grava su chi si lascia imprigionare; ma il Credente, immerso nella Luce di Dio, non conosce né paura né tristezza.
La nostalgia non è un semplice ricordo: è un’amara pozione, un monito che Iddio ispira all’uomo per destarlo, liberarlo e aprirgli gli occhi alla Realtà, a Se Stesso. È la stretta della Verità che smaschera la nostra autoreclusione nella gabbia della mente, come un prigioniero che rimpiange la Libertà pur sapendo che essa è il Tutto, ma continua a credere che il Tutto sia la sua cella e il suo giaciglio.
Già Agostino aveva intuito che il tempo non esiste come realtà autonoma, ma come “distensio animi”: passato, presente e futuro sono tensioni della coscienza. Heidegger, analizzando l’“esserci” (Dasein, l’uomo nella sua esistenza concreta), mostrò come esso possa smarrirsi nell’ente, dimenticando l’Essere, in quello che egli chiama “oblio dell’Essere”. Bergson, dal canto suo, interpretò la memoria come flusso vitale che riaffiora e ci fa rivivere intensamente ciò che non è più, rivelando la potenza creativa del ricordo.
In una prospettiva teofanica, la nostalgia è un’ombra nel chiaroscuro delle nostre vite: testimonianza della primarietà dell’Essere, ma deformata dalla gabbia delle essenze. Non è assenza, ma presenza velata; non è ritorno, ma segnale che abbiamo ridotto l’Assoluto all’illusione del relativo. Se non accogliamo la dolcezza dell’Infinito, precipitiamo nell’amarezza senza fine dell’ansia e della nostalgia.
Gli Amici di Dio, invece, non conoscono nostalgia: il loro sguardo è costantemente rivolto alla Luce di Dio. Per loro vale la promessa del Misericordioso: «In verità, gli Amici di Dio non avranno nulla da temere e non saranno afflitti» (Yunus, 10:62). Nessuna paura, nessuna tristezza: l’anima illuminata dalla Sua Luce è immune dalle tenebre delle essenze, origine di oblio, ansia e nostalgia. La loro vita non conosce più chiaroscuro: le ombre sono completamente dissolte dalla Presenza.
La nostalgia è dunque la ferita dell’illusione: testimonia l’ombra che inganna l’essere con il tempo e lo spazio. Ma il Credente vive oltre la luce materiale, relativa, nella Luce di Dio, assoluta, dove ogni paura e ogni tristezza si dissolvono. Lì l’Assoluto non è più ridotto all’illusione del relativo: la Relatività stessa diventa guida gnostica, che mostra il limite e insieme sospinge oltre, verso la Presenza originaria in cui l’essere ritrova la Realtà e in Essa si compie e si annulla…