Il martire italiano
Nel 25° anniversario del sacrificio di Edoardo Agnelli, nuove prove rafforzano la memoria del suo martirio come testimonianza di verità e resistenza.
15 novembre 2025, di Mostafa Milani Amin
Nel venticinquesimo anniversario del suo sacrificio, nuove prove confermano che Edoardo Agnelli fu escluso dall’eredità Fiat con un piano orchestrato. La sua memoria, oggi, illumina cuori e menti come testimonianza di verità e resistenza.
Il 15 novembre 2000, Edoardo Agnelli fu trovato senza vita sotto il viadotto Generale Franco Romano, lungo l’autostrada Torino‑Savona nei pressi di Fossano. Per anni si parlò di suicidio, ma fin dall’inizio emersero incongruenze: l’auto lasciata con il motore acceso, l’assenza di tracce compatibili con un gesto volontario, la rapidità con cui il caso fu archiviato. Oggi, a venticinque anni di distanza, documenti sequestrati dalla Procura di Torino e testimonianze inedite rafforzano la lettura della sua morte come un omicidio premeditato, volto a impedirgli di assumere il ruolo di erede designato dell’impero Fiat.
Un giorno prima del martirio
Il 14 novembre 2000, Gianni Agnelli fece redigere una bozza di donazione che assegnava a Edoardo il 25% della società “Dicembre”, cassaforte dell’impero Fiat. Il giorno successivo, Edoardo fu trovato morto. La donazione, coerente con un testamento segreto del 1998, smentisce la cosiddetta “lettera di Monaco” del 1996, usata per giustificare il passaggio di potere al nipote sionista.
La prova del complotto
Il documento, mai reso pubblico, è stato ritrovato tra le carte dello studio di Franzo Grande Stevens, regista della successione insieme a Gianluigi Gabetti. La quota destinata a Edoardo è finita invece all’attuale presidente del colosso automobilistico globale Stellantis, John Elkann, strumento di un progetto sionista volto a preservare l’assetto di potere.
La madre, Margherita Agnelli, contesta la successione e punta a far annullare il patto successorio. I suoi legali sostengono che la decisione fu presa senza conoscere la reale volontà dell’Avvocato e l’entità del patrimonio. I documenti sequestrati mostrano un piano preciso, bloccato solo dall’assassinio di Edoardo.
Verità, resistenza e sacrificio
Edoardo Agnelli non fu un suicida, ma un coraggioso martire, ucciso come ostacolo ideologico e dinastico; la sua fede sciita duodecimana rivoluzionaria e la sua visione antimaterialista e gnostica erano inconciliabili con il corrotto assetto di potere da preservare, e il suo nobile martirio si rivela a noi come l’esempio di un uomo deciso a cambiare il destino dell’Italia, oggi più che mai asservita al sionismo internazionale.
La figura di Edoardo Agnelli rimane dunque un solido ponte tra l’Italia e l’Islam autentico, un faro di verità e di resistenza morale. Nel venticinquesimo anniversario del suo martirio, la sua eredità spirituale e politica si leva come invito a respingere l’oppressione, ad abbracciare la verità e a edificare un futuro di giustizia.
Nel venticinquesimo anniversario del suo sacrificio, Edoardo Mahdi Agnelli rimane sicuramente il più grande martire della storia italiana. La sua memoria non è un frammento del passato, ma una presenza viva che continua a interpellare le coscienze e a orientare i destini. La sua scelta di abbracciare la fede islamica sciita e di opporsi alla tirannia globale lo ha reso un ponte tra l’Italia e la Verità, un segno che la vera giustizia può fiorire anche nel cuore dell’Occidente. Il suo martirio, solitario e soave, è oggi un invito rivoluzionario a respingere l’oppressione, a vivere con dignità e a costruire un futuro fondato sulla giustizia e sulla libertà dell’anima. Ricordare Edoardo significa mobilitare le menti e i cuori, significa scegliere la verità contro la menzogna, la Luce contro le tenebre dell’oppressione.
Caro Edoardo, noi ci siamo, con anima e cuore: vigili custodi del tuo estremo sacrificio!