L'Articolo 21 - Febbraio 2023
11 febbraio 2023, di Mostafa Milani Amin
Benigni e l’Articolo 21 della Costituzione.
Il 27 gennaio 2023 venti persone sono state identificate e segnalate all’autorità giudiziaria dai Cc di Milano, per le critiche online a Liliana Segre. Tra loro c’era anche Gabriele Rubini, noto come Chef Rubio e popolare personaggio tv. Si tratta di 17 uomini e 3 donne: per tutti la ridicola accusa è di diffamazione a mezzo telematico aggravata da presunte motivazioni religiose, etniche o razziali. Tra ottobre e dicembre 2022, post e commenti considerati assurdamente antisemiti. Su denuncia della 92enne sopravvissuta alla cosiddetta Shoah e senatrice e vita, a spese degli italiani, sono scattate le repressioni di regime.
Tuttavia, ieri sera il giullare e propagandista di regime Roberto Maligni, al festival di Sanscemo, ha osannato il suo dannato regime repressore dicendo un sacco di menzogne, tra le quali non potevano mancare ovviamente quelle sull’Iran, paragonandolo all’Italia del Ventennio Fascista: “Il mio articolo preferito è l’articolo 21, così semplice che sembra scritto da un bambino, di una forza e bellezza che si rimane stupiti: tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, il più semplice e il più forte, perché durante il ventennio fascista non si poteva parlare e non si sarebbe potuto fare nemmeno un Festival della canzone. Pensate che a quel tempo, mentre mangiavate una pizza con gli amici a casa, una pattuglia di violenti avrebbe potuto aprire la porta, prendere vostro fratello, la vostra sorella o la vostra fidanzata e portarli via perché avevano detto una cosa libera, pensavano con la loro testa, poi venivano picchiati e a volte sparivano. Pensate che in paesi vicini a noi gli oppositori vengono ancora incarcerati e uccisi solo perché magari mostrano i capelli o ballano”, dice riferendosi ai manifestanti in Iran. “Tutto ciò che abbiamo ci può venire tolto da un momento all’altro”, conclude “e questo le nostre madri e i nostri padri costituenti lo sapevano. L’ultima pagina della Costituzione la dobbiamo scrivere noi. Una chimera, un’utopia? I costituenti ci hanno mostrato la strada, e a noi hanno lasciato una sola cosa da fare: far diventare questo sogno realtà”.
Ora, questo stupido omiciattolo sa che il suo regime non tollera affatto critiche a Liliana Segre, che prende centinaia di migliaia di euro all’anno solo per mantenere viva la memoria della cosidetta Shoah che ormai, a detta della stessa Segre, ha stufato gli Italiani?!
Liliana Segre (24 gennaio 2023): «So cosa dice la gente della Giornata della Memoria: “Basta con questi ebrei, che cosa noiosa!”. Ma quando uno ha visto l’orrore e sa che ormai ne può parlare solo con 4 o 5 persone, allora non è mai contento ed è più noioso degli altri».
Poi, nel libro autobiografico “La memoria rende liberi” edito da Rizzoli nel 2015 e scritto in collaborazione con Enrico Mentana, la Segre, riguardo al film “La vita è bella” di Benigni, scrive: «Non credo che sia un brutto film, ma per certi versi è orribile: la prima parte è anche carina, un filmetto senza pretese, ma nella seconda è tutto terribilmente falso. Innanzitutto era impossibile tenere nascosto un bambino nel lager: appena sceso dal treno le SS lo avrebbero giudicato inadatto al lavoro e l’avrebbero mandato direttamente al gas. Così come era impensabile che un uomo salutasse con il megafono la moglie rinchiusa nella sezione femminile. Il fatto che poi il protagonista mandasse il figlio a far merenda con i figli dei gerarchi nazisti…L’unica cosa verosimile è che il padre, alla fine, muore. Il film si chiude con il bambino che si salva e ritrova la madre: è un bel finale, un inno alla vita, ma è tutto falso. Troppe volte, in nome di una bella finzione, si è banalizzato l’Olocausto. Il sopravvissuto è diventato un cliché in molti dei romanzi che mi capita di leggere: c’è sempre un giovane protagonista con un saggio nonno che si è salvato dai campi di sterminio. O magari il nostro eroe ha nel passato qualche parente vittima delle SS. La Shoah è stata ridotta a un argomento di moda, e questo è orribile».