Dichiarazione Balfour - Novembre 2017
06 novembre 2017, di Mostafa Milani Amin
Intervista rilasciata a Radio Italia IRIB sulla Dichiarazione Balfour.
Come è nata la Dichiarazione Balfour? Il 2 novembre del 1917, l’allora ministro degli Esteri del Regno Unito, Arthur Balfour, da cui prende appunto il nome questa celebre dichiarazione, mandò una storica e funesta lettera a Lord Walter Rothschild, uno dei principali capi della comunità ebraica inglese e referente del movimento sionista, in cui affermava che il suo governo si sarebbe impegnato per creare in Palestina un focolare nazionale per il popolo ebraico. Era la Dichiarazione Balfour, un testo assai breve, solo 67 parole, 16 righe, che però ebbe enormi conseguenze e deviò e rovinò il corso della storia in Palestina, che, come tutti ben sanno, da diversi decenni è vessata e tormentata da continua violenza e sanguinosi conflitti procedenti appunto da questa nefasta dichiarazione inglese.
Che obiettivi avevano i britannici e perché viene definita distruttiva e coloniale? Da quanto viene espressamente affermato in questa breve dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell’ebraismo sionista, l’obiettivo fondamentale era la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico. Con ciò il Regno Unito mirava anche a mantenere e consolidare la sua egemonia sul Medio Oriente e sui paesi arabi e musulmani. Infatti, il Medio Oriente, o meglio l’Asia Occidentale, è sempre stato la culla della civiltà umana, la più importante regione della terra, e, da diversi decenni, anche immensa miniera di petrolio e ricchezza, ed è proprio per questi motivi che gli Inglesi, dopo la caduta dell’Impero Ottomano, si diedero immediatamente da fare e tramarono per conquistarne il cuore.
In Occidente come fu la reazione al sionismo e alla Dichiarazione Balfour? In Occidente, la reazione al sionismo e alla Dichiarazione Balfour fu di ampio consenso, soprattutto negli ambienti fondamentalisti giudaico-sionisti e cristiano-sionisti americani, che vedevano nel ritorno dei giudei a Sion, e da qui il nome Sionismo, la realizzazione di una fondamentale promessa teologica e un passo decisivo verso il raggiungimento dello storico e da loro tanto agognato Ideale di Sion, il ritorno del cosiddetto “popolo eletto” in “Terra di Israele”, cosa che però non è avvenuta e che a mio parere non avverrà mai.
Attualmente come è la situazione dei palestinesi nel mondo e nei Territori Occupati? È una situazione davvero triste, ormai da diversi decenni, sia nei Territori Occupati, in Cisgiordania e soprattutto a Gaza, sia nei campi profughi dei paesi che li ospitano. Un popolo esule, disperso ed oppresso, i cui bambini crescono nella persecuzione, oppressi e torturati da un’entità iniqua e tiranna, maledetta da Dio e dagli uomini, dal tempo e dalla storia, da tutti i popoli, condannata dal consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, le cui risoluzioni sono praticamente considerate carta straccia da questo illegittimo e despotico regime, che continua a cacciare le povere genti palestinesi dalle loro dimore per creare nuovi illegittimi insediamenti. Comunque, la sicura fine di questo disumano regime non può essere che morte ed estinzione, stessa fine e stesso destino di tutte le tirannidi della storia umana.
Oggi qual è il compito del mondo islamico riguardo a questa vergognosa dichiarazione e in generale per quanto riguarda la causa palestinese? Il dovere di tutta l’umanità, non solo del mondo islamico, è quello di condannare questa vergognosa dichiarazione e opporsi, con tutte le forze e con ogni mezzo legittimo, all’iniquo regime che ne è derivato, e porre così per sempre fine all’occupazione della martoriata Palestina. L’umanità deve soccorrere i bambini di Gaza e della Cisgiordania, salvarli dalla disumana polizia e dal crudele esercito del Regime di Tel Aviv. Questo è un dovere per tutti, soprattutto per noi musulmani, che dobbiamo mettere da parte le nostre divisioni e i nostri conflitti e riportare la pace in Medio Oriente e nel mondo.